Caso Trivulzio, i conti che non tornano: si indaga sui pazienti spostati prima di morire

In tutti i casi, la diagnosi di positività è arrivata solo in ospedale, dove poi il decesso è stato rubricato come causato dal coronavirus. La Guardia di Finanza sta continuando a raccogliere le tante testimonianze di chi ha perso un proprio caro, al Trivulzio e nelle altre rsa milanesi. In un periodo in cui il rischio contagio è ancora alto, gli investigatori invitano i denuncianti a inviare un file audio con la propria storia, che poi verrà formalizzata in un esposto alla fine dell’emergenza, ma che permetterà da subito di far partire le indagini.

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Il comitato

Intanto il comitato “Verità è giustizia per le vittime del Trivulzio” chiede che venga realizzata un’indagine epidemiologica all’interno della Baggina. «Serve per acquisire le prove scientifiche dei reali tassi di mortalità e di malattia dei pazienti, medici e infermieri, causati dall’epidemia del Covid-19 — dice Alessandro Azzoni, figlio di un’ospite del Pat e portavoce del comitato — . L’indagine dovrebbe essere estesa a tutti gli ospedali e alle Rsa della Lombardia in cui sono emerse criticità. Chiediamo aiuto alla scienza proprio perché non vogliamo vendetta ma solo giustizia».

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Uno strumento che servirebbe a capire meglio come il virus sia entrato all’interno della struttura, se a causa dei trasferimenti dagli ospedali o per altri motivi. Anche su questo sta lavorando attivamente la procura, che ha allargato gli accertamenti anche ai movimenti di pazienti arrivati a marzo al Trivulzio e nelle altre case di riposo, dove sono stati accolti anche malati non positivi per alleggerire gli ospedali. Malati che, in assenza di tampone, hanno avuto una semplice diagnosi di polmonite. Intanto, la lettera sottoscritta dai medici, infermieri e tecnici del Trivulzio contro i vertici è stata inviata alle istituzioni, tra cui il ministero della Salute e il sindaco di Milano Giuseppe Sala, per ribadire come «la triste verità è che a fronte della situazione della diffusione del virus all’interno del Pat siamo stati lasciati completamente soli, e senza direttive univoche sul trattamento dell’epidemia».

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