Il summit Ue lascia fredde le Borse, Piazza Affari debole in attesa giudizio S&P
di Enrico Miele e Andrea Fontana
L’esito del Consiglio europeo, che richiederà ancora trattative per definire gli strumenti di intervento comune per il rilancio dell’economia, e il crollo dell’indice Ifo sulla fiducia delle imprese tedesche hanno finito per penalizzare le Borse europee nella seduta del 24 aprile mentre sale l’attesa per il giudizio di S&P sul rating dell’Italia. Piazza Affari, tuttavia, ha provato a limitare le perdite, chiudendo con il Ftse Mib in calo dello 0,89%. La performance peggiore è stata quella di Madrid (-1,8%) seguita da Francoforte che ha perso l’1,6% appesantita dal ko di Lufthansa(-10%), dal tonfo di Deutsche Bank e Commerzbank e dai numeri sulla ripresa dei contagi in Germania.
L’atteso vertice di Bruxelles, in cui si è rafforzata l’ipotesi di un “recovery fund” legato al bilancio comunitario, ha così lasciato freddi i listini. Ed è fiacca anche Wall Street nonostante l’approvazione del nuovo piano di aiuti da 484 miliardi di dollari per i prestiti ad aziende e ospedali da parte del Congresso Usa. Gli occhi degli investitori restano quindi puntati sull’Europa, dove ora la palla è nelle mani della Commissione Ue, che ha ricevuto dai leader il mandato di mettere a punto il fondo. Mancano le regole sul suo funzionamento futuro ma è prevista una potenza di fuoco di «migliaia di miliardi». A pesare sull’umore dei mercati è stata poi la delusione per i primi test sull’efficacia del farmaco messo a punto dall’americana Gilead Sciences, che aveva generato speranze in tutto il mondo, e le continue apprensioni per le ricadute del coronavirus sull’economia, come certificano, ad esempio, il trend «catastrofico» dell’indice Ifo sul sentiment delle aziende tedesche e la debolezza delle vendite al dettaglio a Londra.
L’Italia aspetta con ansia S&P
Sale
intanto l’attesa per le decisioni di S&P sul rating italiano: a
fine marzo gli analisti dell’agenzia avevano detto di non vedere un
immediato bisogno di «aggiustare» la valutazione, ma la situazione si è
deteriorata ulteriormente, quindi tutte le ipotesi sono in campo.
S&P ha sull’Italia un giudizio “Bbb”, due scalini sopra il livello junk,
spazzatura, con outlook negativo, quindi un taglio del rating sarebbe
problematico per l’Italia (anche se la Bce ha in parte allentato la
pressione con la decisione di accettare in via provvisoria fino a
settembre come collaterale anche i titoli che dovessero scivolare sotto
l’investment grade).
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