Gli aiuti per le imprese non arrivano Cronache dalla trincea della liquidità

di Ferruccio de Bortoli

La trincea della liquidità. Ovvero la faglia lungo la quale si misura lo stato d’animo di un Paese, il suo umore più profondo, le sue speranze di riscatto. «Con il decreto appena approvato diamo liquidità immediata per 400 miliardi di euro alle nostre imprese, 200 per il mercato interno, altri 200 per potenziare il mercato dell’export. È una potenza di fuoco».

Era il 6 aprile. Il premier Giuseppe Conte, nel definire poderoso l’intervento a sostegno degli operatori economici travolti dall’emergenza sanitaria, prometteva che i soldi sarebbero arrivati subito, l’indomani. Il Decreto Liquidità (23/2020) è però andato in Gazzetta Ufficiale l’8 aprile. Ha dovuto attendere il via libera della Commissione europea arrivato il 13 aprile. La definizione dei rapporti tra banche, Sace, Fondo centrale di garanzia, è stata poi faticosamente completata. Tempi tecnici, accelerati al massimo, si assicura. Con buona volontà da parte di tutti.

Ma ancora oggi, passate tre settimane, la normalità dell’erogazione della liquidità alle aziende che, in economia, equivale all’ossigeno indispensabile per salvare le vite umane contagiate dal virus, è ancora lontana. Quella a garanzia Sace non è ancora disponibile. «Con l’esclusione di pochi istituti — denuncia Lando Sileoni, a capo della Fabi, il principale sindacato dei bancari — per il resto è un disastro. Il 70 per cento del sistema è ancora fermo in attesa della definizione delle procedure e dei rapporti tra le istituzioni coinvolte e dell’adattamento dei sistemi informatici interni. E il personale è soggetto a uno stress incredibile. Il cerino acceso del problema è stato messo, ancora una volta, in mano alle banche, con effetti negativi nel rapporto con la clientela». credito

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