Azzeccagarbugli senza arte né parte
La partenza a scaglioni tanto diluiti non sposta di un centimetro il rischio del contagio, lava solo la coscienza a chi l’ha decisa. Il virus non distingue tra metalmeccanico e fedele, tra impiegato di banca e maestro elementare. La vera fase due sarebbe riaprire tutto con regole certe, attrezzarsi seriamente a respingere la minaccia in caso di nuovi attacchi importanti e non ripetere gli errori fatti nella fase uno. Quindi chiusure mirate e immediate al primo campanello di allarme, personale medico protetto, ospedali in costante allerta, case di cura blindate, mascherine e tamponi à gogo, eccetera.
Il fatto che si sia arrivati a comunicare il piano – studiato per mesi, ma che di fatto cambia di poco o nulla la limitazione delle libertà individuali e d’impresa – a tre ore dalle prime riaperture previste per oggi, la dice lunga sull’indecisione e sulla paura che aleggiano in cabina di regia. Ieri sera Conte più che la fase due ci ha spiegato la fase uno e mezzo: faremo, vedremo, stanzieremo. Ma i fatti non ci sono. E mezzo passo alla volta non si va lontano.
IL GIORNALE
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