Spread in risalita dopo il taglio di Fitch all’Italia. Piazza Affari parte debole, poi torna in parità
Nervosa in avvio la reazione della Borsa di Milano. Il Ftse Mib apre in ribasso, a fronte di scambi Ue positivi, con le banche che pagano la crescita dello spread. Dopo qualche minuto, però, il listino milanese torna in positivo dello 0,3% sfruttando anche il recupero dei petroliferi che traggono beneficio dalla risalita del greggio. Poco mosse le altre: Londra avanza dello 0,25%, Francoforte è praticamente invariata, Parigi scivola dello 0,1%. Gli investitori guardano alle Banche centrali per alimentare nuovamente il motore della ripresa azionaria, dopo che è stato recuperato il 27% dai minimi di marzo.
Oggi tocca alla Federal Reserve comunicare le nuove proiezioni sull’economia Usa, mentre non si scorgono novità sui tassi: nella consueta conferenza stampa che seguirà la riunione del Fomc, gli investitori si aspettano parole rassicuranti dal presidente Jerome Powell. Ma gli analisti temono il peggio sul fronte dei numeri. “Le cose sono peggiorate rapidamente” e “le prospettive di ripresa sono incerte”, ha detto Diane Swonk, capo economista di Grant Thornton. E per Michael Feroli, capo economista della JP Morgan, “l’economia si sta deteriorando a una velocità folle e le prospettive sono molto incerte”.
Quanto alla Banca centrale europea, il comitato di domani dovrà far fronte alla richiesta implicita degli osservatori di fare di più per superare l’emergenza economica. Senz’altro la mossa di Fitch aggiunge una ulteriore attualità alla riunione, che secondo alcuni analisti potrebbre già decidere di ampliare la portata del Pepp, il nuovo programma di acquisti lanciato contro la crisi provocata dalla pandemia di coronavirus. Dopo la mossa a sorpresa di aver ammesso i titoli diventati “spazzatura” per la crisi del Covid 19 come collaterale per le operazioni di liquidità, Lagarde potrebbre annunciare la decisione di allargare la platea anche dei titoli ‘eligibili’ anche per il programma di acquisti. Alcuni analisti si attendono anche che il volume del Pepp da 750 miliardi possa essere aumentato di altri 500 miliardi. Il motivo è presto detto da Abn Amro: quest’anno ci saranno circa 700 miliardi di emissioni di nuovo deficit da parte degli Stati, che – secondo le proiezioni attuali – il programma Bce potrebbe coprire solo fino a 475 miliardi. Se invece il Pepp salisse di 500 miliardi, 275 di questi potrebbero esser usati per acquisire bond sovrani sul mercato secondario, andando a coprire la distanza dalle emissioni governative in vista. Ma forse è prematuro venga annunciato già questa settimana. Più facile che l’Eurotower si prenda qualche settimana di riflessione e aspetti l’esito del negoziato politico sul Recovery Fund, prima di sparare un altro colpo di bazooka. Potrebbe intanto arrivare qualche misura in favore delle banche, come l’innalzamento della soglia oltre la quale vengono applicati i tassi negativi alle riserve.
La giornata degli eventi economico-finanziari vede l’asta del tesoro di Btp decennali e Ccteu fino a 6 miliardi. Tra i dati attesi, per l’Eurozona l’indice di fiducia economia in aprile, dalla Germania l’inflazione ad aprile, dagli Usa il Pil del primo trimestre.
Come detto, questa mattina le Borse asiatiche si sono mosse in cauto rialzo: Tokyo è rimasta chiusa per festività, mentre le Borse cinesi hanno chiuso la seduta contrastate: l’indice Composite di Shanghai segna un rialzo dello 0,44%, a 2.822,44 punti, mentre quello di Shenzhen cede lo 0,11%, a quota 1.730,74. Ieri sera Wall Street ha chiuso debole, con le nuove preoccupazioni per la diffusione del virus e i big del comparto tecnologico appesantiti: il Dow Jones ha perso lo 0,13%, lo S&P500 ha perso lo 0,52% e il Nasdaq l’1,4 per cento.
Tra le materie prime, il petrolio si porta in recupero in avvio di giornata rispetto ai valori della vigilia con i contratti sul greggio Wti con scadenza a giugno che passano di mano a 13,55 dollari, il 9,81% in più rispetto alle quotazioni di ieri sera a New York. Sale anche il Brent che passa di mano a 21,15 dollari con un aumento del 3,37%. Torna a salire anche il prezzo dell’oro per il timore di recessione globale: come bene rifugio per eccellenza, l’oro beneficerà di ulteriori misure di stimolo diffuse dalle banche centrali. Lo spot gold guadagna lo 0,25% a 1.726,50 dollari l’oncia.
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