Il buio oltre il lockdown
Mai la Festa del Lavoro si è celebrata in un contesto così complicato, reso drammatico dall’immagine di un paese rimasto imprigionato nelle macchinazioni di chi lo governa, per cui più di tanto non si può allentare la serrata perché non sono pronti tamponi, screening di massa, mascherine, ma se non si comincia ad allentare si sposta in avanti la ripresa al limite di comprometterla. Il discorso del premier alla Camera ha questa principale fragilità, da cui discendono tutte altre, in termini di minore coesione della maggioranza e malumori anche all’interno del Pd: a due mesi dall’inizio dell’emergenza è ancora inchiodato in una morsa del diavolo tra Pil e Salute. Annuncia sul Pil un nuovo decreto, senza che siano arrivati i soldi dei precedenti e non chiarisce la via d’uscita sanitaria, se cioè il paese è nelle condizioni di controllare il virus, dopo il lockdown, misura temporanea di “mitigazione” per spostare l’impatto più avanti e poterlo gestire, non una strategia permanente.
Ecco il punto, disvelato in modo impietoso nel confronto con quel che accade negli altri paesi. Il confronto, ad esempio, tra i 30mila tracciatori del virus messi in campo dal Governo francese e la rivolta di medici e infermieri che stamattina hanno protestato davanti all’ospedale Molinette di Torino con manifesti recanti la scritta “eroi nei titoloni, trattati da straccioni”. Cosa c’è oltre il lockdown, appurato che le nostre terapie intensive sono più vuote e appreso che studi “segreti” delle commissioni sanitarie, sapientemente spifferati ai giornali, dicono che il rischio è alto.
Al momento, il buio in cui si è perso anche il governo che, fuori da esso, con il suo stato di necessità, il Parlamento chiuso, l’ottimismo di maniera su quanto funziona il modello italiano, sembra aver smarrito anche una ragione di esistere. Il tema è squadernato: “Può essere questo il Governo che ricostruisce l’Italia, senza un’idea dell’Italia?”. La sensazione è che siamo già oltre, e che se ne sono accorti tutti, anche se non si può dire. Anche qui, dopo c’è il buio. Almeno per ora.
L’HUFFPOST
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