Il premier Conte: “L’Italia non cambia politica, gli alleati sapevano degli aiuti russi”
Il senso del discorso è chiaro. Quando si è sul piano degli aiuti umanitari, richiesti da un Paese che si è trovato in vera emergenza, tutti quelli che aiutano sono sullo stesso piano. E poi, se addirittura Donald Trump non ha avuto nulla da obiettare in una telefonata diretta tra Casa Bianca e Palazzo Chigi, perché caricare di significati particolari l’intervista di un ministro? «Non mi voglio dilungare – conclude quindi Conte – sull’eventuale geopolitica di chi aiuta; piuttosto, nel caso nostro, sulla geopolitica di chi ha ricevuto e posso confermare che la nostra linea di politica estera di oggi è identica a quella di ieri». Con il che, si torna al caposaldo della politica del governo negli ultimi due mesi: un conto sono i sostegni umanitari, altro le alleanze. E quelle non si discutono. Siamo e restiamo nell’orbita europea ed atlantica.
L’intervista di Esper, però, non dava adito a equivoci. Due i messaggi. Primo, l’Amministrazione americana è indispettita dall’uso propagandistico che i russi hanno fatto del loro intervento umanitario qui da noi. E su questo versante si profila una novità. Il 10 maggio, salvo colpi di scena, la missione militare russa lascerà l’Italia, perché il lavoro di sanificazione è sostanzialmente finito e invece il Covid-19 colpisce duro la madrepatria.
Secondo, guai a sottovalutare la portata strategica di affidare a società cinesi come Huawei la nuova rete di comunicazione 5G.
«Dal mio punto di vista – dice Raffaele Volpi, leghista e presidente del Copasir – nulla di nuovo. Esper ha ribadito, forte e chiaro, il messaggio che l’Amministrazione Usa sta mandando da tempo e non solo all’Italia. L’Amministrazione sta dicendo a tutti gli alleati che è il momento di scelte fondamentali e di stare attenti alle finte offerte». Il Copasir conosce bene il problema: ha lanciato un allarme sul 5G. Ma russi e cinesi sono un pericolo equivalente, secondo Volpi? «No. Con la Russia, pur un competitor, ci può essere un dialogo pan-europeo. L’errore sarebbe spingere i russi nelle mani dei cinesi. Allora sì che diventerebbe complicata». —
LA STAMPA
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