Coronavirus, le mascherine a 50 centesimi «non erano certificate»: così 9 milioni di modelli non sono arrivate nelle farmacie
Accusa e difesa
«Forse
abbiamo fatto un errore a dare quel dato mettendoci dentro tutte le
mascherine che avevamo ma era solo una stima approssimativa e questo
loro lo sapevano» protesta Antonello Mirone, presidente di Federfarma
Servizi, che contesta anche i 9 milioni di pezzi invendibili («sono 6
milioni e mezzo»). Ma chi vi ha venduto le mascherine non regolari? «I
nostri soliti fornitori. Anche noi abbiamo imparato nel tempo di quali
soggetti fidarci, qualcuno era effettivamente improvvisato» dice. «E poi
sulle carte c’è scritto mascherine chirurgiche “e assimilabili”:
credevamo che parte delle nostre mascherine fosse fra le assimilabili e
invece non è stato così».
Risultato: Arcuri si è molto arrabbiato.
«E vabbè, pazienza! È stata una incomprensione e poi ci siamo chiariti e
ci siamo resi disponibili molto volentieri». Domanda: sicuro che sia
stato «molto volentieri?». Risposta: «Beh, forse quelle due parole lì
sono esagerate. Del resto fare volentieri un’operazione del genere per
due centesimi a mascherina è difficile. Sa che facciamo fatica a trovare
i fornitori? Anche in Francia e Spagna il prezzo calmierato ma è 96
centesimi, è chiaro che un fornitore preferisce vendere a loro piuttosto
che a noi».
L’accordo
Alessandro Morra, presidente dell’altra società distributrice chiude l’episodio come «un difetto di comunicazione, una incomprensione venuta dalla fretta e dal fatto che il mercato delle mascherine per noi è nuovo, non ci è molto noto, e qualche produzione e fornitura fraudolenta da parte cinese c’è stata».
A questo punto palla al centro, si riparte daccapo. E si riparte dall’accordo che il commissario Arcuri ha firmato ieri con Federfarma Servizi e Adf. Che prevede questo: subito la distribuzione di tre milioni di mascherine seguiti da altri due milioni a distanza di qualche giorno, per arrivare ai 10 milioni alla settimana che, da lì in poi, diventerebbe cifra fissa. Sempre che le «osservate speciali», come le ha definite la fonte interna alla commissione, soddisfino le aspettative su tempi e modalità di distribuzione. Prezzo di acquisto dai distributori: 38 centesimi, prezzo di vendita alle farmacie: 40 centesimi, vendita al dettaglio: 50 centesimi più 22% di Iva, quindi alla fine 61 centesimi.
Le difficoltà
Ma attenzione: ancora per oggi le farmacie non avranno mascherine. Data la difficoltà di trovare fornitori che abbiano merce certificata, la Commissione ha chiesto a uno dei suoi — la Ares Safety — di far avere a Federfarma Servizi e Adf le mascherine da distribuire. Ma serve tempo e senza aspettare Ares Safety (che entrerà in scena domani) le due società distributrici hanno cominciato a rifornirsi stanotte direttamente dalle scorte della Commissione: tre milioni di pezzi che arriveranno per primi nelle farmacie, entro stasera.
In questo pasticcio è finito suo malgrado Marco Consolo, presidente di Federfarma (non c’entra con Federfarma Servizi), che fa notare un dettaglio per lui centrale: «Qualcuno ha detto che le farmacie nascondono le mascherine… Ingeneroso. Noi in questa storia siamo le vittime».
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