Solo con questi soldi ci possiamo salvare
I diciannove Paesi che compongono l’Eurogruppo hanno trovato ieri l’accordo per il Mes, un fondo comune pensato dieci anni fa per affrontare il possibile fallimento degli Stati travolti dalla crisi del 2007 e sterzato, dopo una delicata trattativa, sull’emergenza sanitaria Coronavirus.
Parliamo di settecento miliardi (l’Italia potrebbe chiederne fino a 37) immediatamente disponibili senza – a differenza della vecchia versione – alcuna condizione se non il vincolo di spesa per partite sanitarie. Tutto bene quindi? Sì per diciotto Stati, no (o al momento ni) per uno, che ovviamente è l’Italia.
Lo dico alla maggioranza, ma anche un po’ alla componente più scettica dell’opposizione: in tre mesi di emergenza, di discussioni e comitati tecnici gli italiani non hanno visto un euro reale, un po’ perché non ne abbiamo, in parte perché siamo in mano a incapaci Azzeccagarbugli. Vorrà dire qualcosa se anche l’elefantiaca Europa, a un tavolo dove si parlano 19 lingue diverse, si rappresentano 19 culture e politiche diverse è arrivata prima del nostro governo a varare un provvedimento ricco e concreto.
Conte, Zingaretti, Di Maio e Renzi parlano invece più o meno la stessa lingua, sia pure con accenti diversi, ma evidentemente avrebbero bisogno di bravi traduttori perché proprio non riescono a intendersi. Il decreto economico aprile, rinviato a maggio, vedrà forse la luce a giugno, ammesso che qualcuno riesca a sgarbugliare le 776 pagine (776!) che costituiscono la sua ossatura.
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