Decreto Rilancio tra le tensioni. Ultimo duello sui migranti
Ancora un rinvio. Il varo del decreto Rilancio forse arriverà oggi dopo un’ennesima giornata di scontri, discussioni e negoziati sui contenuti del provvedimento indispensabile per sostenere imprese, lavoratori e famiglie. La cronaca dell’agenda politica di ieri restituisce un susseguirsi di rinvii del preconsiglio dei ministri, che avrebbe dovuto accordarsi sul testo definitivo di un provvedimento di 444 pagine corredato da 258 articoli, ancora costellati di evidenziature in giallo e di sottolineature che testimoniamo l’assenza di una copertura finanziaria o di un accordo. Ragioni che hanno fatto slittare il preconsiglio dalle 14 del pomeriggio a dopo le 20 di ieri sera. Il dissidio principale si consuma sulla regolarizzazione dei migranti, oltre che dei braccianti agricoli, di colf e di badanti, lavoratori talvolta anche italiani. La proposta targata Italia viva di una sanatoria che regolarizzi queste categorie di lavoratori, facendo emergere il nero e dotandoli di un permesso di soggiorno temporaneo trova la ferma opposizione del M5S. Lo scontro tra il partito di Renzi e il Movimento, oltre a creare fibrillazione nella maggioranza, genera l’ennesimo ritardo del decreto da 55 miliardi di euro.
In serata è il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, a intervenire per rassicurare che tutti i nodi politici sono stati sciolti, compresa la regolarizzazione di circa 600 mila lavoratori per sei mesi. Nella bozza più aggiornata la misura stabilisce tuttavia che la sanatoria è rigettata se il datore di lavoro, che deve regolarizzare il dipendente, ha condanne per reati come favoreggiamento di immigrazione, sfruttamento della prostituzione o caporalato, risalenti agli ultimi 5 anni.
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