Caso Silvia Romano, Andrea Purgatori: “Anche gli altri pagano il riscatto, e con il nostro aiuto”

Certo, è evidente che non siamo gli unici a farlo. Faccio riferimenti precisi. Nel 2004 in Iraq furono sequestrati due francesi. Riuscirono a salvarsi perché ci fu un intervento decisivo dei nostri servizi per individuarli, e lì fu pagato un riscatto. Così come successe anche a Roy Hallums, un contractor americano preso in ostaggio per quasi un anno. In quel caso gli americani ci chiesero una mano, Hallums fu individuato dai nostri servizi che gli fornirono addirittura dei medicinali fondamentali per la sua salute. Tutto si risolse col pagamento di un riscatto da parte americana: quando la Delta Force statunitense fece il blitz per liberarlo, nel covo non trovò nessuno se non il contractor rapito. 

Il deputato di Fratelli d’Italia Edmondo Cirielli ha proposto che per legge siano vietati i riscatti in caso di rapimento di connazionali all’estero per non finanziare i terroristi. Semplice propaganda?

Il problema in Italia non è tanto il lavoro dei servizi, le trattative segrete e i riscatti ma tutto quello che succede quando l’ostaggio torna a casa. Di solito la politica spettacolarizza la liberazione in cerca di facile consenso popolare. E questo ovviamente scatena la polemica fra governo e opposizione. E poi a Cirielli dico: quando vengono messe delle taglie per la cattura di terroristi o criminali, i soldi a chi vanno? Alla casalinga di Kirkuk? No, vanno a ad altri criminali o altri terroristi che controllano il territorio in quel momento. Non bisogna essere ipocriti. E poi quando in Italia viene liberato un ostaggio c’è un’altra cosa che mi da fastidio e ritengo inconcepibile.

Quale?

Le polemiche sono sempre più virulente quando l’ostaggio è donna. Sembra incredibile ma è così. 

Tornando all’operazione che ha liberato Silvia, è interessante il coinvolgimento dei servizi turchi. La prima foto di Silvia fuori pericolo è stata fatta in una loro auto, con lei che indossa un giubbotto antiproiettile  con la mezzaluna. Come mai i nostri si sono appoggiati all’intelligence di Erdogan?

Molto probabile che nell’ultima fase dell’operazione ci sia stato un intervento dei servizi turchi. Ma non è così strano, spesso avviene uno scambio di favori fra le intelligence. Magari i nostri hanno riscosso un “credito” nei confronti degli uomini di Erdogan oppure hanno acceso un “debito” per il futuro. Così funziona: certamente i turchi non lavorano per beneficenza.

Gli americani la prenderanno male questa joint venture italo-turca?

Gli americani prendono male tutto quello che sfugge al loro controllo. In Somalia del resto non esistono.

L’HUFFPOST

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