Ma presto Silvia capirà che l’islam annulla la dignità
La mia conversione dall’islam al cristianesimo si è concretizzata quando c’è stato il concorso di tre fatti: la forza della persuasione insita nel contenuto dei Vangeli, il testo sacro del cristianesimo che racconta la vita di Gesù; il fascino del carisma di autentici testimoni di fede cristiana che hanno saputo coniugare in modo armonioso la verità che affermano, i valori in cui credono, le opere buone che compiono; la constatazione della negatività e dell’incompatibilità sul piano della ragione e della morale naturale dei contenuti dell’islam, che corrispondono a ciò che Allah prescrive nel Corano e a ciò che ha detto e ha fatto Maometto.
Sin da bambino mi piaceva scrivere e leggere, e nel contesto della mia crescita in collegi cristiani cattolici, pur essendo nato musulmano, da genitori musulmani e in un Egitto a maggioranza islamica, i Vangeli erano la mia lettura preferita. Amavo le parabole di Gesù che, anche al di là della fede, sono delle perle di saggezza umana. Nutrivo ammirazione per gli insegnanti religiosi e laici, che ispirandosi all’esempio di Gesù, si prodigavano per fare il bene di noi bambini a prescindere dal fatto che fossimo cristiani, musulmani o ebrei, italiani, egiziani o di altra nazionalità. Solo a 56 anni, dopo essere stato il musulmano che più di altri si era impegnato per affermare in Italia un «islam moderato», di fronte a delle condanne e minacce di morte da parte di altri musulmani che ottemperano letteralmente e integralmente al Corano e a Maometto, mi sono arreso prendendo atto che i musulmani come persone possono essere moderati, se sono sostanzialmente laici, ma che l’islam come religione non è moderato.
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