Silvia Romano, bottiglia di vetro scagliata contro le finestre del suo palazzo

Lunedì sera un altro episodio inquietante s’è verificato nel palazzo. Un uomo, probabilmente egiziano, si è presentato alla porta dello stabile chiedendo con insistenza di incontrare Silvia Romano. L’uomo, secondo quanto trapela da fonti investigative e giudiziarie, non avrebbe però avuto intenzioni violente. L’uomo ha infatti detto di voler esprimere «solidarietà alla cooperante dopo gli attacchi ricevuti». Anche su questo episodio sono in corso gli accertamenti da parte della procura di Milano.

Prosegue intanto il passaggio frequente di pattuglie delle forze dell’ordine davanti al palazzo. Dalla vetrata del portone sono stati tolti quasi tutti i cartelli con i messaggi di benvenuto per la giovane cooperante. Ne sono rimasti un paio, l’ultimo è una composizione poetica, scritta a penna su un foglio bianco, «Canto per Silvia», un messaggio contro i tanti insulti ricevuti dalla ragazza dopo il ritorno in Italia e l’annuncio della conversione all’Islam. Silvia Romano ripete a tutti che sta bene, e ha risposto al saluto in lingua araba al custode egiziano che le ha detto «as-salamu – alaykum» sul pianerottolo. La sua storia ha attirato anche l’interesse di una tv araba, il cui inviato da Londra è uno dei giornalisti che anche oggi sono appostati davanti al condominio del quartiere Casoretto.

Un’attenzione mediatica non particolarmente gradita alla famiglia di Silvia Romano. «Che p…», si è lasciata sfuggire la madre, Francesca Fumagalli, quando i cronisti hanno provato a chiederle notizie della figlia, approfittando del fatto che si fosse affacciata rapidamente al portone per ritirare un pacchetto consegnato da un ristorante e due mazzi di fiori. «Siete ridicoli, se non ci foste voi mia figlia starebbe meglio», ha detto la Fumagalli. Quando si è creato un capannello di giornalisti e operatori tv si sono fermate anche tre pattuglie della polizia.

CORRIERE.IT

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