Ezio Bosso, la musica e la malattia: «Il sorriso strumento senza tempo». E la sua storia non è finita
di Aldo Cazzullo
«Il sorriso è uno strumento musicale senza tempo e senza età, che tutti, giovani e vecchi, possono suonare». Detta così, la frase che ancora oggi si legge sui profili social di Ezio Bosso sarebbe solo una bella frase. Ezio però l’aveva vestita di carne e di nervi, l’aveva fatta sua. Aveva dato corpo al sorriso, era diventato quel sorriso. A dispetto degli odiatori – persino lui ne aveva -, Ezio Bosso non era un malato che si era messo a fare il pianista. Era un pianista che si era ammalato.
Eppure non aveva smesso di suonare, era diventato più celebre e apprezzato di prima, forse anche più bravo. Aveva portato la sua musica al festival di Sanremo (bravissimo anche Carlo Conti). E ci aveva commossi e travolti con quel sorriso contagioso. Rideva con gli occhi, con le braccia lunghissime, con tutto il fisico, e soprattutto con la sua musica. Era diventato un simbolo di resilienza: parola abusata che lui rendeva fresca e viva.
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