Spostamenti tra regioni, sì dal 3 giugno nella bozza del nuovo decreto Coronavirus

I poteri dei sindaci

Al sindaco è affidato il potere di «disporre la chiusura temporanea di specifiche aree pubbliche o aperte al pubblico in cui sia impossibile garantire adeguatamente il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di un metro». Per quanto riguarda «le attività economiche e produttive», sono consentite «a condizione che rispettino i contenuti di protocolli o linee guida, idonei a prevenire o ridurre il rischio di contagio nel settore di esercizio o in ambiti analoghi, adottati a livello nazionale. Le singole regioni possono adottare propri protocolli nel rispetto dei principi contenuti nei protocolli o nelle linee guida nazionali. Le misure limitative delle attività economiche e produttive possono essere adottate, nel rispetto dei principi di adeguatezza e proporzionalità».

Dialogo governo-Regioni «complicato»

«Sarà una giornata molto complicata», prevede un ministro prima di entrare nella video-conferenza della cabina di regia che precede il Consiglio dei ministri sul decreto riaperture. C’è il presidente del Consiglio e ci sono i presidenti delle Regioni, uniti dalla paura di sbagliare e divisi dalle misure da adottare. Dal 18 maggio la responsabilità delle scelte sarà sulle loro spalle e nessuno tra i governatori può permettersi errori. Su una cosa sono tutti d’accordo: le linee guida del Comitato tecnico scientifico, studiate dai ricercatori dell’Inail e dell’Istituto superiore di sanità, sono ritenute troppo rigide dalle categorie produttive: ristoratori, commercianti e balneari protestano e Conte non può ignorarli. Ecco allora che il capo dell’esecutivo apre alle Regioni: «Se rispettate i principi dell’Inail potete intervenire con vostri protocolli che tengano conto delle diverse esigenze territoriali». Il presidente leghista della Lombardia, Attilio Fontana, non vuole però restare indietro rispetto alle altre Regioni e chiede e chiede «linee guida uguali per tutti». Una soluzione che accende lo scontro nella Lega, perché i colleghi Luca Zaia (Veneto) e Massimiliano Fedriga (Friuli Venezia Giulia) vogliono correre sulle riaperture e si oppongono.

CORRIERE.IT

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