Coronavirus, in Lombardia primi segnali di rischio della Fase 2: «Su Milano massima allerta»
Nel grafico si distingue un’ampia zona verde («territorio» dell’«attenzione»). Più in alto, un’area gialla (allerta/preoccupazione). Il barometro per capire l’andamento dell’epidemia è invece la linea arancione che corre sotto le aree colorate, e rappresenta la quota giornaliera dei nuovi casi «positivi» al Covid-19 nella zona coperta dall’Ats di Milano (città e provincia, più Lodi). Casi accertati, più casi segnalati in attesa di tampone. Sommati, rivelano se l’epidemia è in espansione, o al contrario se resta statica. Per ora, e sono passati appena 12 giorni dall’allentamento del lockdown, quella linea si sviluppa ancora sotto le aree colorate, non le invade, le lambisce, qualche giorno rimane sotto le previsioni, qualche giorno invece le supera. Il primo monitoraggio sull’andamento della «Fase 2» fatto dai tecnici dell’autorità sanitaria lombarda arriva fino al 12 maggio. Poco tempo, per ora. Ma si legge qualche fibrillazione (minima), in un quadro che più esperti consultati dal Corriere definiscono intorno a due elementi. Se l’epidemia dovesse tornare a crescere, ed espandersi (o al contrario inabissarsi) lo sapremo non prima di altre due settimane. E soprattutto: Milano è l’epicentro della preoccupazione nazionale, perché se i nuovi focolai partissero nel capoluogo lombardo (finora non del tutto investito, nonostante gli oltre 3 mila morti) la gestione della seconda ondata potrebbe tornare a livello critico.
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