Smart working? La Cgil: “Così è lavoro fordista dentro le mura di casa. Va regolato con i contratti”

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Smart working, se l’ufficio diventa virtuale ricordiamoci dei diritti

di GIUSEPPE SMORTO Molti lamentano le modalità di attuazione dello smart working, lamentano il fatto che rispetto al lavoro in ufficio sia più pesante, complicato (31%, ma per le donne 39%). alienante e stressante. Certo fa risparmiare i tempi di spostamento casa lavoro, su questo difficilmente si può dissentire (94% degli intervistati), e il 72% (75% per le donne) rileva che si azzerano le opportunità di molestie sul lavoro. Però in molti lamentano ansia, tristezza, solitudine, e persino l’incertezza sul futuro si acuisce tra le mura di casa. Non tutti usufruiscono delle possibilità di flessibilità legate allo smart working così come è pensato dalla legge: in molti casi si portano a casa tutte le modalità dell’ufficio con orari peggiori e con il carico domestico.

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di MAURIZIO RICCI La quasi totalità di chi ha partecipato al questionario inviato dalla Cgil ai suoi iscritti , che hanno risposto in oltre 6000, ritiene che per lavorare da casa occorrano competenze specifiche. Nella maggior parte dei casi tali competenze erano già sviluppate, come ad esempio l’uso di strumenti e tecnologie informatiche: il 69% le aveva già  ma il 31% non ne era in possesso. È diffuso il possesso del pc prevalentemente fornito dall’azienda per gli uomini e personale e/o in condivisione con altri in casa per le donne, dello smartphone e delle cuffie. Meno diffusi tablet, e stampanti (di più tra gli uomini che tra le donne).

Dati che confermano, rileva l’ex segretaria generale della Cgil Susanna Camusso, che anche tra le mura di casa tornano gli stessi problemi presenti in ufficio: “Il 68% delle donne lamenta che non c’è una maggiore condivisione del lavoro domestico anche se il 52% degli uomini ritiene che ci sia, bisognerebbe chiedere agli uomini cosa intendono per condivisione, è maggiore la condivisione del lavoro di cura dei figli ma per le donne si ferma al 45%. Anche sotto il profilo dell’innovazione tecnologica ci sono maggiori discriminazioni, in genere è più alta la quota di uomini con pc e altri strumenti di lavoro aziendali. Le donne dispongono meno degli uomini di spazi dedicati in casa. D’altra parte, le lavoratrici sono quelle che si sono più attrezzate per acquisire le competenze necessarie. Lo smart working non può essere lavoro da casa, deve essere regolato, deve essere lasciato spazio alla flessibilità e all’autoorganizzazione, altrimenti diventa solo lavoro fordista dentro le mura di casa”.

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