Falsa ripartenza: il danno Covid è già fatto

Le saracinesche, non tutte, anzi poche, si sono alzate dopo mesi di chiusura. Chi poteva fare solo servizio da asporto o a domicilio da oggi potrà accogliere i clienti. Meno di prima. Ma, da Aosta a Palermo, è impossibile parlare di vera ripresa. È, piuttosto, una falsa ripartenza quella che si apprestano a vivere molti ristoratori, baristi e piccoli commercianti, alle prese non solo con un due mesi di stop, ma con un mondo che non sarà – ancora per molto tempo – lo stesso di prima. 

Tra entrate azzerate, carenza di liquidità, totale assenza di turisti nelle città d’arte e di studenti fuorisede nelle zone universitarie – senza contare la difficoltà delle famiglie a riprendere i consumi – viene da dire che il danno Covid è già fatto. E i rimedi, almeno per ora, possono essere solo palliativi. 

E così, c’è chi ha rinviato l’apertura e chi non riaprirà mai più. Quelli che ricominciano si sforzano di sorridere, e non nascondono l’emozione di tornare a lavoro. Ma sono spaventati e consapevoli del fatto che riuscire a tirare avanti in queste condizioni sarà complicato 

Un quadro impietoso della situazione è stato tratteggiato dal presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli: “Ad aprile, i consumi sono crollati
del 47 per cento col rischio di danni permanenti all’economia”, ha detto commentando i dati diffusi oggi dall’Ufficio Studi di Confcommercio. Poi la richiesta di “un piano di ricostruzione complessiva del Paese che oggi ancora non c’è” e di “indennizzi più robusti e liquidità vera”. Confesercenti, invece, parla di avvio molto lento e sottolinea che per i parrucchieri e gli estetisti le cose andranno meglio rispetto agli altri.  “La Fase 2, come era prevedibile, sta partendo molto gradualmente: circa 6 negozi e pubblici esercizi su 10 hanno già riaperto, ma il movimento di clienti rimane ancora sotto la media del periodo antecedente al lockdown”, spiega la presidente Patrizia De Luise: “L’auspicio è che durante la settimana la spesa delle famiglie segni un recupero”. L’incertezza per il futuro la porta a dire che “non è scontato che le imprese che si troveranno a lavorare in perdita vogliano continuare a rimanere aperte: per questo è necessario assicurare a chi riparte che i sostegni proseguiranno anche per tutta la fase di ripartenza”.

Barbiere a
Barbiere a Roma
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