Coronavirus, quanto costerà andare al mare? I posti in spiaggia e il listino dei rincari
di Agostino Gramigna Enea Conti
Non è certo il caso di scomodare la filosofia se l’argomento è: stabilimenti balneari. Tanto più alle porte della loro riapertura nella stagione del Covid, quando i gestori sono alle prese con problemi organizzativi ed economici. Come l’aumento dei costi e i prezzi da ritoccare. Tuttavia proprio qui nasce il dilemma (filosofico). Discusso nelle lunghe riunioni tra gli imprenditori dell’ombrellone: di quanto è eticamente ragionevole aumentare le tariffe? E si deve, o no, essere riconoscenti?
In Liguria
Il tema è stato affrontato e (molto) dibattuto in Liguria, terra di grande tradizione balneare. In questa regione ci sono circa 1.200 stabilimenti, per la gran parte ubicati nella zona di Ponente (quasi 1.000) . Il presidente regionale del Sindacato Italiano Balneare (Confcommercio), Enrico Schiappapietra, proprietario di uno stabilimento a Savona, spiega perché molti dei suoi associati non aumenteranno i prezzi: «Abbiano fatto una scelta. Anche a costo di perderci: per riconoscenza verso i nostri clienti. Un principio etico. Per anni sono stati alla base della nostra ricchezza. Non possiamo dimenticarlo. Dobbiamo ridare qualcosa anche noi». Ma non tutti la pensano così. La questione dei prezzi è più complessa. Anche per ragioni di geografia e di spazi. Dall’altra parte della Liguria, quella di Levante, Massimo Stasio gestisce stabilimenti a Rapallo, Recco, Camogli e Nervi. Argomenta con passione perché nel suo feudo di mare un aumento, sia pure piccolo, è necessario. «Lo stabilimento di Nervi poggia sugli scogli.
Pages: 1 2