Facebook e la libertà

Il 16 aprile il corrispondente dalla Turchia per Radio radicale, Mariano Giustino, scrive un post. Testuale:

“Carceri #Turchia. Questa notte, grazie alla legge sull’esecuzione penale è stato rilasciato un membro della criminalità, Alaattin Çakıcı, appartenente ai Lupi Grigi. La legge concede la riduzione della pena per 90mila prigionieri, ma non per giornalisti, politici di opposizione e attivisti per i diritti umani”.

Nel giro di due minuti, il post viene cancellato automaticamente. Sul video di Mariano Giustino compare una scritta:

“Abbiamo ricevuto le tue informazioni. Se continuiamo a riscontrare che il tuo account non rispetta i nostri Standard della community, rimarrà disabilitato. Facciamo sempre molta attenzione alla sicurezza delle persone su Facebook, pertanto fino ad allora non puoi usare il tuo account”.

In giornata l’account è oscurato e lo è ancora oggi, quaranta giorni dopo, e nonostante Giustino abbia chiesto spiegazioni, senza ottenerle, alla sede centrale di Facebook a Palo Alto e a quella italiana.

Possiamo continuare a fare finta di niente, oppure possiamo cominciare a porci il problema, molto al di là qualche fascistello italiano.

L’HUFFPOST

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