L’antiriciclaggio punta la Bestia di Salvini: i soldi degli italiani andati a Luca Morisi e soci

Circa 780 mila euro in 13 mesi, fino ad almeno novembre 2019. Fondi che arrivano dal contributo spettante al gruppo parlamentare della Lega e che possono essere utilizzato solo per attività dello stesso (e non del partito). Per l’antiriciclaggio si tratta di bonifici sospetti. E ci sono altri 500mila euro “anomali”

In realtà Morisi e il suo socio in affari Andrea Paganella hanno ricevuto dal 2017 al 2019, tra stipendi e versamenti vari, una cifra che sfiora il milione di euro. A questa vanno aggiunti altri centinaia di migliaia di euro che la Lega ha investito per pagare post sponsorizzati sui social e assumere collaboratori utili a far funzionare il poderoso ministero della Propaganda della Lega. Un partito che – dopo lo scandalo dei 49 milioni di rimborsi elettorali non dovuti ma incassati, spesi e mai restituiti, come ordinato dai giudici – deve allo Stato 600 mila euro l’anno in comode rate a interessi zero per i prossimi otto decenni. La narrazione del partito a secco di soldi è stato un argomento valido per convincere i magistrati a rateizzare il maxi debito.

Andiamo con ordine. SistemaIntranet di Morisi e Paganella è una “società in nome collettivo” che, per legge, non ha l’obbligo di presentare bilancio come una spa o una srl. Ha solo due dipendenti e ha iniziato le sue attività nel 2009. Durante i primi otto anni, almeno a dare per buono quello che scrisse Morisi in un post su Facebook, la piccola startup ha fatturato in tutto poco più di 900 mila euro totali, circa 133 mila euro lordi l’anno. Dal 2017, però, la musica cambia. In meglio.

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Il Viminale non paga più la “Bestia” di Matteo Salvini. E risparmia mezzo milione di euro

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Tra l’inizio di quell’anno, infatti, e il settembre 2018 un conto corrente intestato alla Lega Nord gira all’azienda dei guru della comunicazione di Salvini ben 516.800 euro. Mentre un’altra relazione su presunte operazioni sospette della Lega firmata dall’Uif, l’ufficio specializzato nell’antiriciclaggio, chiarisce poi che il 3 settembre 2019 all’azienda di Morisi e Paganella arrivano, da un altro conto corrente intestato a Lega-Salvini premier, altri 293 mila euro. «Dall’estratto conto si rileva che la provvista è stata parzialmente utilizzata, in quanto il saldo del rapporto, al 4 ottobre 2019, risulta pari a 262 mila euro, e che i principali impieghi sono costituiti da due bonifici di 12 mila euro ciascuno a favore dei due soci», aggiungono gli investigatori dell’istituto. I due uomini d’oro della propaganda del Capitano, oltre a incassare bonifici dalla Lega (810 mila euro sono quelli certificati in totale da Bankitalia), nello stesso periodo hanno incamerato anche la busta paga del ministero dell’Interno: appena Salvini si è seduto sulla poltrona più importante del Viminale ha assunto Morisi come “consigliere strategico per la comunicazione”. Un contratto da 65 mila euro l’anno cominciato il primo giugno 2018 e concluso con la caduta del Conte I ad agosto 2019. Anche l’altro socio di SistemaIntranet Paganella è stato promosso capo della segreteria di Salvini, a 86 mila euro l’anno . Sommando gli stipendi ai bonifici ottenuti tramite la società, i due Rasputin di Matteo hanno percepito negli ultimi tre anni quasi un milione di euro.

TRA BARISTE E PROPAGANDA
Non è tutto. La Bestia che permette a Salvini performance da record su Facebook e Twitter è un animale che ha sempre fame, e che per funzionare divora soldi senza sosta. Così per farla mangiare la Lega e gli uomini di Salvini nel maggio del 2018, due mesi dopo l’exploit elettorale del 4 marzo, creano dal nulla una nuova società, la Vadolive srl, il cui socio unico era inizialmente Vanessa Servalli. Una parente di Alberto Di Rubba, uno dei tre commercialisti del partito, un nome centrale che ritroveremo più avanti in questa storia di denari leghisti. A settembre 2018 le quote della Vadolive sono passate di mano, e sono state trasferite dalla Servalli all’attuale amministratore delegato Davide Franzini, già amministratore della cooperativa che edita Radio Padania.

A cosa serve la srl, che ha come oggetto sociale la “conduzione di campagne pubblicitarie”? Il 10 maggio 2018 anni, evidenzia Bankitalia, la nuova azienda sottoscrive un contratto con il gruppo parlamentare del Senato della Lega-Salvini premier «impegnandosi a gestire la “promozione social” delle attività di tale gruppo», oltre alla formazione dei senatori leghisti «sull’utilizzo dei social media e delle tecniche di comunicazione». La società della Servalli, una barista, chiede per i servizi ben 480 mila euro l’anno, da versare in rate mensili anticipate. Le Lega dà alla nuova azienda 36 mila euro al mese per circa sei mesi: l’ultimo bonifico è del dicembre 2018. Secondo la Uif, in tutto la Lega abbuona alla srl 256 mila euro. A sua volta la Vadolive gira 12 mila euro alla Dea Consulting, una società di Di Rubba, quattro bonifici per il pagamento dell’affitto di un misterioso immobile a via delle Tre Cannelle, e 87 mila euro in favore «di più beneficiari». Chi sono? I soliti Paganella e Morisi, più altri fedelissimi di Salvini adibiti alla gestione della propaganda della Bestia. Cioè Matteo Pandini (che in quel periodo risulta anche capo ufficio stampa al Viminale con contratto da 90 mila euro l’anno), il figlio del presidente della Rai Marcello Foa, Leonardo, e i “Morisi Boys” Fabio Visconti, Andrea Zanelli e Daniele Bertana : tutti e quattro, oltre essere pagati da Vadolive, sono stati assunti al Viminale con una collaborazione da 41 mila euro a testa. Morisi avrebbe potuto chiarire ogni dubbio, ma alle nostre domande non ha risposto.

Facendo i conti, dunque, la somma finale di fatture varie, bonifici e stipendi assortiti, si scopre che la Lega e società collegate al Carroccio in meno di tre anni hanno speso per i servizi di propaganda quasi 1,3 milioni di euro. Soldi pubblici che forse Salvini avrebbe potuto risparmiare o, meglio, restituire almeno in parte allo Stato italiano. Che rischia di aspettare più di 80 anni per ottenere il rimborso completo dei 49 milioni “truffati” da Umberto Bossi e l’ex tesoriere Francesco Belsito.

Come mai la Lega può sperperare i denari per l’appetito della Bestia? Semplice: il Carroccio si è diviso in due dei partiti, Lega Nord e Lega Salvini Premier. Da un lato c’è la vecchia Lega nord per l’indipendenza della Padania, trasformata in bad company, con un debito mostruoso e con la condanna a restituire i 48,9 milioni di rimborsi elettorali. Dall’altro la Lega-Salvini premier, che può incamerare senza patemi la ricca torta del 2 per mille e dei finanziatori privati. E poi ci sono i gruppi parlamentari di Camera e Senato, che possono contare sui milioni del contributo pubblico.

A TUTTO FACEBOOK
Ai denari scovati grazie alle relazioni di attività sospette dell’Unità di informazione finanziaria ne vanno però aggiunti altri. La Lega infatti impegna somme consistenti anche a favore di Facebook e Google per sponsorizzare le pagine social del Capo. Bankitalia evidenzia bonifici nel 2017 e nel 2018 di 55 mila euro a favore del colosso di Mark Zuckerberg e di oltre 40 mila per Google. Ma la Libreria delle inserzioni pubblicitarie di Facebook (creata dopo le polemiche scatenate dallo scandalo di Cambridge Analytica) rivela pure che da marzo 2019 a maggio 2020 la Lega-Salvini premier ha investito 254 mila euro per sponsorizzare post della pagina di Salvini, più 79 mila euro per quella di Lucia Bergonzoni, candidata alla presidenza dell’Emilia Romagna .

Cifre che vincono ogni confronto con quelle spese da altri partiti: nel medesimo arco temporale il Pd ha investito meno di un terzo per pubblicizzare la pagina del partito, e solo 1.649 euro per quella del segretario Nicola Zingaretti, Silvio Berlusconi ha pagato 90 mila euro (di tasca sua), mentre Matteo Renzi è in seconda posizione con 138 mila, pagati da Italia Viva e i Comitati Ritorno al Futuro. I grillini hanno investito “appena” 50 mila euro per la pagina del Movimento Cinque Stelle (zero su quella di Di Maio e Giuseppe Conte), Carlo Calenda poco più di 52 mila euro pagati da Azione e Siamo Europei. E Giorgia Meloni, che pure negli ultimi mesi ha – secondo alcuni studi – raggiunto un engagement (cioè il numero di condivisioni, reazioni e commenti) migliore di quello della pagina di Salvini, ha girato a Facebook solo 42 mila euro.

Insomma, la “Bestia”, seppur ferita in queste settimane dal gradimento calante del Capitano, continua comunque a macinare record, con 4,3 milioni di fans. Le performance straordinarie, come si scopre, costano però carissime: per diffondere in rete come un virus un video intitolato “Immigrato senza biglietto picchia capotreno”, la Lega a maggio 2019 ha per esempio speso tra i 10 mila e i 15 mila euro netti. In pratica, lo stipendio annuo medio di un italiano.

L’ESPRESSO

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