Salviamo l’ultimo giorno di scuola
di Antonio Polito
Ultimo giorno di scuola alle elementari di Milano il 21 giugno 1958 shadow
Un click sul tasto «Leave Meeting» di Zoom. Così Mary, mamma di Riccardo, immagina l’ultimo giorno di scuola di suo figlio, uscito di classe un anonimo giovedì di marzo, per non tornare mai più fra i compagni di cinque anni di elementari. Si avvicina il fatidico momento di giugno in cui ogni anno, tra l’eccitazione per l’estate incipiente e la commozione per la fine dell’infanzia, quasi mezzo milione di bambini si costruiscono le immagini del loro primo passato, un album di ricordi fatto di volti di amici che forse non incontreranno mai più nella vita, o forse sì, da grandi, come in quei film dove all’improvviso uno ti compare davanti e ti dice: «Ehi, ti ricordi di me? Andavamo a scuola insieme». Quel momento, quest’anno, non ci sarà. O, al massimo ci sarà su Zoom. Leave Meeting. ID 83814751325. «Per tutta la vita, Riccardo, con queste due parole ricorderai di aver concluso la tua scuola primaria». Non a caso si chiama «ciclo» scolastico. Perché è una piccola Era nella storia di una persona.
Simona, mamma di un alunno di Milano
Simona, anche lei mamma di un alunno di quinta, ma a Milano, dove l’addio prematuro alla scuola è avvenuto anche prima, dice che ora quel «salto» da un ciclo all’altro, cui di solito si dedica tanta parte dell’ultimo quadrimestre, sarà un salto nel buio. «Siamo andati a casa quel venerdì di febbraio a preparar la valigia per Scuola Natura, partenza prevista lunedì, prima esperienza, sospirata e attesa dai bambini, degna chiusura di un meraviglioso quinquennio, e non siamo più tornati». Ed è cominciato così quel periodo in cui «noi genitori — scrive Anna — siamo stati quotidianamente educatori, terapisti, medici, psicologi, maestri e professori, animatori, meccanici, idraulici, artigiani creativi, cuochi, sarti, colf, allenatori, parrucchieri…». La famiglia, la più grande impresa italiana, non ha chiuso mai. Un altro genitore, Michele, racconta invece la «maledizione» che ha inseguito il figlio: si perse il primo giorno delle elementari cinque anni fa perché incappò in uno sciopero degli insegnanti contro la «buona scuola», si perderà l’ultimo giorno quest’anno perché incappato nel virus. I bambini — dice sconsolato — vengono sempre per ultimi.
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