Il gioco dei due Matteo e la strategia di Conte per arrivare fino ad ottobre
di Francesco Verderami
Un Matteo che salva l’altro è un classico della letteratura minore di Palazzo. Ma mentre l’attenzione era concentrata su Renzi e Salvini, ieri Conte si è mosso per garantirsi ancora qualche mese di sopravvivenza, siccome «a ottobre cado».
Sarà perché sente il rumore dei nemici, sarà perché sta costruendosi una narrazione utile a scongiurare ciò che dice di temere, ma è un fatto che da giorni il premier — racconta un rappresentante del governo — lasci cadere questa previsione nei colloqui riservati. Certo ha fatto rumore la scelta «garantista» con la quale Italia viva ha evitato(per ora) un altro processo al leader della Lega, riattizzando i sospetti su una liaison dangereuse tra l’ex presidente del Consiglio e l’ex ministro dell’Interno. Tuttavia non regge la tesi del «baratto», nemmeno dopo che il centro-destra in Lombardia ha eletto la renziana Baffi alla presidenza della commissione regionale d’inchiesta sulla gestione dell’emergenza sanitaria: lo scambio dei favori sarebbe a saldo negativo per Iv, che infatti — per tutelarsi — ha chiesto alla sua consigliera di dimettersi dall’incarico.
I lavori della Giunta per le autorizzazioni sul «caso Open Arms» hanno così oscurato la decisione di Palazzo Chigi di indicare il 20 settembre come data per le Regionali, le Amministrative e il referendum sul taglio dei parlamentari. Intanto la scelta sgombra definitivamente il campo dall’ipotesi che — in caso di crisi di governo — ci possano essere elezioni anticipate: «Ipotesi — sottolinea il costituzionalista pd Ceccanti — che non è mai esistita». Ma soprattutto la decisione di Conte ha un obiettivo politico: mira a congelare le manovre del partito trasversale che punta a sostituirlo. E siccome l’election day avrà una coda il 4 ottobre, per il ballottaggio delle Comunali, il premier pensa di poter stroncare il piano ostile, dato che sarebbe complicato aprire una crisi in piena sessione di bilancio.
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