Una tempesta perfetta di stupidità si sta abbattendo in questo momento sul mercato azionario
Questa mandria di novellini ha preso d’assalto il mercato in un momento incredibilmente incerto. Centinaia di società quotate sull’indice S&P 1500 hanno revocato le proprie stime relative agli utili per quest’anno, lasciando a questi nuovi investitori poche indicazioni su cui basarsi in termini di stime prospettiche.
Sappiamo che il secondo quarter sarà di gran lunga peggiore del primo, ma chiunque sia convinto di sapere quanto sarà peggiore sta cercando di dichiarare il punteggio finale di un match prima che questo si sia concluso, e dopo che le regole sono completamente cambiate.
Non troverete nessun genio a Wall Street, alla Federal Reserve o alla Nasa che sia in grado di prevedere ciò che sta per succedere sul mercato azionario. Di conseguenza, per quanto quel vostro amico che ha appena aperto un account di trading pensi di essere intelligente, fareste meglio a dirgli (con gentilezza) che neppure lui può saperlo.
Siamo tutti troppo in preda all’emotività per fare trading su società farmaceutiche in questo momento
Il trading è un’attività complicata, come potrà confermarvi chiunque, ed è in gran parte un gioco psicologico. Per svolgerlo nel modo giusto bisogna capire le proprie emozioni e i propri bias o atteggiamenti parziali. È per questo che esiste un intero settore improvvisato di “coach-psichiatri” per trader.
In questo momento, quasi ogni essere umano su questo pianeta ha un atteggiamento parziale a favore della scoperta di un vaccino o di una cura per il coronavirus. Il mercato sta riflettendo la profondità dell’emozione alla base di questo bias attraverso le enormi fluttuazioni che subisce ogni volta che esce una notizia, per quanto esile, su una scoperta decisiva legata a questo o quel vaccino.
Abbiamo visto negli ultimi giorni due società conquistare le prime pagine sui giornali senza essere neanche lontanamente in possesso dei dati necessari a supporto delle proprie affermazioni. I titoli che hanno avuto più impatto sono stati quelli su Moderna, la quale ha dichiarato la mattina di lunedì scorso che i pazienti coinvolti in un trial per il suo potenziale vaccino avevano mostrato una risposta immunitaria positiva.
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La notizia ha fatto perdere la testa al mercato. Il titolo della società è salito del 26%. Il Ceo di Moderna, Stephane Bancel, ha concesso un’intervista in toni trionfalistici a Joe Kernen di Cnbc, che ha preso le sue dichiarazioni per oro colato. La società letteralmente dall’oggi al domani ha incassato 1,4 miliardi di dollari. Il rally si è esteso all’intero mercato. Era davvero la tipica storia da Cenerentola.
Ci sono volute ben 24 ore prima che gli investitori leggessero effettivamente i risultati del trial clinico di Moderna, in base ai quali solo otto pazienti avevano sviluppato gli anticorpi contro il coronavirus. Il mercato inoltre ha notato che il National Institute for Allergy and Infectious Diseases, che stava istituendo una partnership con la società, non ha pubblicato una conferma dei risultati come fa di solito.
Una volta che gli investitori hanno digerito questi sviluppi, il titolo di Moderna è scivolato di oltre il 10% e il mercato l’ha seguito di pari passo. Nessuno aveva condotto le opportune ricerche, e nessuno da allora ha chiesto scusa. Benvenuti a Wall Street. Il mercato peraltro non ha appreso la lezione. Inovio Pharmaceuticals ha annunciato mercoledì scorso che il suo potenziale vaccino contro il Covid-19 aveva dato risultati positivi in un gruppo di animali, e che si aspettava di avere dati da fornire nel giro di qualche settimana. Il titolo si è apprezzato di oltre l’8%.
Il settore farmaceutico era già poco trasparente e incline ai raggiri prima di questa pandemia. Di punto in bianco adesso ogni singolo partecipante al mercato azionario ha puntato a favore del fatto che certe società del settore ottengano un determinato esito. Ciascuno di questi investitori vuole assolutamente essere la persona che si arricchirà grazie a una cura salvavita. In realtà avrà paura di perdere delle opportunità vincenti. Io, che ho un subconscio estremamente attivo, non sarei riuscito a immaginare una circostanza più ideale per persuadere gli investitori a separarsi dai propri soldi, se ci avessi provato.
Fabbricazione di prodotti e di modelli
Wall Street ovviamente non sta più nella pelle dalla voglia di trovare qualcosa a cui aggrapparsi in questo momento di incertezza. Al suo interno domina già una cultura in cui le idee originali tendono a suscitare disapprovazione (potrebbero infastidire il capo o il cliente di turno), ogni nuova ipotesi è basata su modelli sviluppati in passato e tutti scopiazzano gli uni il lavoro degli altri.
Non esiste alcun modello per formulare previsioni sul riavvio dell’economia dopo la pandemia di coronavirus, e quello che si avvicina di più — il modello basato sull’esperienza della Cina — non è adatto allo scopo. Non solo perché le cifre che questo Paese ha fornito al mondo sui danni fatti dal coronavirus al suo interno sono estremamente sospette, ma perché gli Stati Uniti semplicemente non si rialzeranno nello stesso modo in cui l’ha fatto la Cina. Queste due economie sono troppo diverse fra loro.
Alcuni a Wall Street se ne rendono conto, altri no. Nel gruppo delle persone che ne sono consapevoli potremmo inserire Robin Xing, chief economist di Morgan Stanley per la Cina, e Andrew Sheets, chief cross-asset strategist della stessa società.
In un breve podcast rivolto agli investitori, Xing ha spiegato ciò che gli osservatori della Cina sanno già: la ripresa economica nel Paese è stata trainata dal settore manifatturiero e da quello industriale. Il settore dei servizi, in particolare per quanto riguarda i trasporti e il tempo libero, è ancora piuttosto inattivo. I consumi sono modesti, dato che a essere più colpite dal profondo congelamento dell’economia dovuto ai severi lockdown sono state le famiglie e le piccole e medie imprese (che costituiscono gran parte del settore privato in Cina).
Questa è una cattiva notizia per gli Stati Uniti. La loro economia è composta per la maggior parte da piccole e medie imprese del settore dei servizi. I consumi sono il punto forte del Paese. La manifattura rappresenta una parte così piccola rispetto al totale che l’anno scorso è stato il peggiore dai tempi della crisi finanziaria per questo settore — e l’economia statunitense è andata avanti per la sua strada, lasciandolo indietro.
Non sarà il settore manifatturiero a far uscire gli Stati Uniti da questo stato di malessere economico; non ha semplicemente una portata sufficiente per farlo. La pandemia di coronavirus ha colpito l’economia di questo Paese nell’area più delicata, quella dei servizi. Il modello basato sull’esperienza cinese non funzionerà in questo caso.
Riassumendo, sul mercato azionario statunitense regna un caos terribile. È popolato da investitori annoiati, inesperti e in preda a intensi conflitti emotivi, che armeggiano in una torbida pozza nella quale uno dei settori meno trasparenti è in grado di sollevare le onde più alte. La stupidità imperversa, e molte persone finiranno per annegare.
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