Spostamenti tra regioni dal 3 giugno, due ipotesi: tutti liberi insieme o rinvio di 7 giorni
Quarantena «breve»
La linea del governo è far procedere tutti insieme. Dunque — a meno che non ci sia un’impennata dei nuovi positivi in Lombardia o in altre regioni — si proporrà di confermare la libera circolazione da mercoledì. E se alcuni governatori dovessero manifestare timori rispetto agli arrivi in vista delle vacanze si proporranno misure di contenimento che possano comunque rassicurare i residenti. Esclusa la possibilità di imporre il test sierologico prima di varcare il confine, si stanno prendendo in considerazione altre misure. Tra queste c’è la cosiddetta quarantena «breve», quattro o cinque giorni che possano consentire di escludere che la persona ha contratto il virus. Si tratta di una regola che rischia però di scoraggiare la ripresa del turismo e dunque non è affatto scontato che venga accolta.
Il rinvio a sette giorni
Se invece i dati non dovessero essere positivi, si dovrebbe rinviare la libera circolazione di una settimana e il governo pensa comunque a un provvedimento che non faccia distinzioni tra le varie Regioni. È un’ipotesi che il ministro della Salute Roberto Speranza — certamente il più prudente all’interno dell’esecutivo — vedrebbe con favore, confortato anche dal parere degli scienziati che da giorni invitano a «procedere con cautela per evitare la creazione di nuovi focolai». Sembra evidente che questo tipo di scelta rischia di provocare polemiche e scontri tra i presidenti, ma in questo ultimo step della fase 2 il governo vuole far passare la linea di regole uguali per tutti. «Misure restrittive rispetto ai decreti non sono vietate, ma devono essere comunque in linea. Altrimenti impugneremo i provvedimenti davanti al Tar», ha già chiarito Boccia.
Gli stranieri in arrivo
Su questo orientamento pesa la consapevolezza dell’apertura delle frontiere. Dal 3 giugno è infatti già previsto che si possa arrivare dall’estero senza essere poi sottoposti ad alcuna misura di sorveglianza e quindi è escluso che possa esserci disparità di trattamento tra italiani e stranieri.
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