La scienza a orologeria

Io non so perché Cartabellotta abbia deciso di inquinare i pozzi con i suoi sospetti, certo è che il suo – a ventiquattro ore dalla decisione del governo sulle riaperture – sa tanto di annuncio a orologeria, tipo quelli dei magistrati a ridosso di snodi politici rilevanti. In altre parole ha il sapore di un’indebita interferenza sui regolari processi democratici.

Scienziati e ricercatori fanno ovviamente il loro lavoro, alcuni meglio altri peggio, non sono immuni da clamorose cantonate (molti sostenevano che il Coronavirus fosse una banale influenza) e sono in perenne guerra tra di loro, tanto che più li ascolti, più vai in confusione. Ma mi piacerebbe che si stabilisse che il loro parere e i loro «sospetti» non sono né il Vangelo né legge. Riaprire o non riaprire il Nord non è solo una questione scientifica, ci sono in ballo libertà individuali e d’impresa non comprimibili oltre un certo limite, ci sono in gioco fatti economici talmente grandi da incidere, anche in maniera irreversibile, sulla stabilità delle persone e del sistema.

Se il Nord deve o no riaprire il 3 giugno, non può deciderlo nessun Cartabellotta. Tocca esclusivamente ai suoi governatori, in accordo con il governo. Passare dalla Repubblica dei magistrati a quella degli scienziati, per favore, anche no.

IL GIORNALE

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