Riforme vere. L’unico prezzo degli aiuti Ue

di BRUNO VESPA

Pagare moneta, vedere cammello, dice il vecchio proverbio arabo. Il problema è che l’Europa vuole vedere il cammello prima di dare moneta. E stavolta ha ragione. Il processo per avere gli 81,8 miliardi a fondo perduto e i 90,9 in prestito a tassi irrisori è lungo, complesso e speriamo che la medicina non arrivi a paziente defunto. Par di capire che i soldi ci verranno bonificati in larga parte a rate dopo aver verificato che abbiamo mantenuto alcuni impegni. Non c’è minaccia della Trojka: non ci pagano la rata e finisce lì. L’Europa stavolta ha ragione perché non ci chiede lacrime e sangue come ai tempi del governo Monti.

L’Europa ci chiede cose ragionevoli che costano (ambiente, digitalizzazione) e cose ragionevolissime che non costano niente. Un investitore straniero non è stimolato a investire in un Paese in cui una causa civile dura una vita. Un funzionario cercherà di non firmare se non verrà rivista la mannaia della Corte dei Conti che ha rovinato tanta gente senza dolo e ha tenuto col cappio al collo per anni e anni anche i prosciolti. Stessa cosa vale per l’abuso d’ufficio. Attendiamo con ansia il decreto ‘semplificazione’ annunciato dal presidente Conte per far partire immediatamente opere pubbliche finanziate e ferme da tanti anni.

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