Conte e la lite sull’economia «Il Paese non può aspettare»
Il Pd è stufo di improvvisazioni e fughe in avanti e il capo delegazione propone di rinviare a settembre, il tempo di sciogliere i nodi sui dossier da portare al tavolo. «Come si fa a presentarsi davanti ai sindacati e a Confindustria — gioca di sponda Bellanova — se su infrastrutture, Alitalia, Ilva e Autostrade la pensiamo tutti in modo diverso?». E Roberto Gualtieri, piuttosto seccato per essere stato scavalcato: «Se lo chiamiamo stati generali non possiamo arrivare senza un documento e cavarcela in tre giorni».
Conte sulla tempistica non molla: «L’Italia e l’Europa non possono aspettare. Dobbiamo rendere evidente presto il contenuto del nostro Recovery plan, anche prima delle decisioni di Bruxelles». Ma nelle conclusioni, incassati i rimproveri del Pd e di Iv, mostra di aver capito che forse è opportuno ridimensionare l’appuntamento: «Sarà l’inizio di un percorso a tappe e non una vetrina mediatica».
Dunque gli stati generali inizieranno mercoledì o giovedì invece di lunedì. Di cambiare nome Conte non vuole saperne. Ma sul metodo il premier deve capitolare. Oggi e domani Conte e Gualtieri metteranno giù una piattaforma di contenuti, che prima della convocazione degli ospiti e di tutti i ministri sarà sottoposta ai partiti. Per cui tra lunedì e martedì Conte incontrerà i gruppi parlamentari e poi di nuovo i capi delegazione per discutere insieme il «piano di rinascita».
Tanta tensione si spiega anche con le mosse di Conte, che suscitano sospetti tra gli alleati. Per quanto smentita da Palazzo Chigi, la tentazione di candidarsi in Sardegna alle suppletive del Senato ha creato stupore e fastidio, nel Pd e tra i 5 Stelle vicini a Luigi Di Maio. Il resto, secondo i collaboratori del premier, sono «gelosie» per il consenso personale di Conte, certificato ieri da Ipsos e Sky-Ixé. «Ma i sondaggi — avvertono ai piani alti del Nazareno — cambiano».
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