Tra Pd e Conte una pace precaria. “Servono fatti, non chiacchiere”
Roma, 7 giugno 2020 – “Zingaretti, e tutti noi, siamo come il Cireneo dei Vangeli. Dobbiamo aiutare Conte, a portare la croce, e basta, anche se la croce non ci piace…”. Il big dem che fa riferimento al vangelo di Luca, citandoti pure il versetto (Lc, 23.26), recita lo stato dell’arte. Nel Pd è scoppiato il mal di pancia – un torcibudella continuo – nei confronti di alleati e premier. Sospetti, mugugni, timori, paure.
Tipo quella per aver visto nei sondaggi una ‘lista Conte’ che, con il 14% dei consensi, dimezza quelli del Pd. Insomma, una catastrofe. Eppure, non c’è, nel Gotha dem, nessuna intenzione di compiere ‘strappi’ irreparabili. Di aprire crisi politiche, tantomeno di governo: “Mattarella, piuttosto che farci votare, ci manda i corazzieri a casa” ti dicono con un sospiro.
Certo, a leggere i giornali ieri, l’impressione era tutt’altra: la crisi politica definitiva tra Pd e Conte sembrava a un passo. Non è così, ma non è casuale che il Nazareno faccia passare un’intera mattinata prima di ‘smentire’ chi parla di rottura vicina: “lo abbiamo tenuto per qualche ora sui carboni”. La nota ufficiosa dem, dunque, serve a tenere il punto, ma va anche letta in controluce. L’occasione – una videochat tra Zingaretti, Orlando, i capigruppo di Camera (Delrio) e Senato (Marcucci) e la delegazione di tutti i ministri dem – serve a ribadire che “siamo concreti, non superficiali. Nessuna volontà di contrapposizione con il premier”.
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