Coronavirus, Locatelli: «Dati positivi ma non è finita. No al plexiglass a scuola»
Professor Franco Locatelli, a che punto siamo? L’ultimo rapporto del ministero della Salute mostra alcune ombre?
«Non è così. Gli indicatori danno
segnali positivi. Bisogna continuare a monitorare e a mantenere
comportamenti individuali responsabili. Il quadro non desta
preoccupazioni perché l’Rt (indice di contagio) è inferiore a 1 ovunque.
Si intravvedono focolai locali, ma sempre controllati. Il messaggio è
che la circolazione del virus è ancora rilevante e che l’epidem: ia non è
conclusa».
Anche la Lombardia, dove l’Rt è leggermente risalito, non preoccupa?
«Teniamo conto che i nuovi casi vanno rapportati ai tamponi effettuati per la diagnosi e la Lombardia ne sta facendo tanti. Inoltre parliamo della Regione con la maggiore densità di popolazione, 11 milioni di italiani su 60 vivono qui. È stata senza dubbio la più colpita ed è normale che la curva scenda più lentamente che altrove. Nelle epidemie è sempre così, è un fenomeno normale. Giusto vigilare ma nessun segnale di allarme».
E i focolai sparsi qua e là lungo la penisola?
«Sono
limitati ad alcune aree molto ristrette del Paese. Nel complesso i casi
positivi scendono in modo marcato, ma bastano lievi aumenti per
determinare un maggiore impatto sul piano statistico. I dati dicono che
l’epidemia non si è estinta ed è dunque corretto il percorso di
gradualità nelle riaperture».
La riapertura della scuola a settembre sarà una tappa decisiva?
«Partiamo dal presupposto che la didattica doveva assolutamente ripartire dopo l’interruzione necessaria. Ora bisogna garantire la sicurezza della ripresa. Abbiamo dato principi fondamentali per accompagnare la riapertura. Studenti e personale non devono andare a scuola con febbre a 37,5 o se hanno avuto contatti con persone positive, i banchi distanziati di almeno un metro.
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