Morte Floyd, i dieci cortei pacifici di Washington: “George non è morto invano”
dal nostro corrispondente FEDERICO RAMPINI
WASHINGTON – “George Floyd non sarà morto invano, appuntamento di nuovo qui oggi e domani, poi tante volte ancora, fino al 28 agosto”. Per dare continuità al movimento contro il razzismo, contro le violenze della polizia, un raduno nazionale tornerà nella capitale nell’anniversario della grande marcia del 1963 per i diritti civili, guidata da Martin Luther King. E’ nel segno della continuità e della durata, per cambiare l’America davvero, per onorare la memoria di George Floyd, che molti manifestanti di Washington prendono questo impegno solenne mentre si conclude la grande protesta pacifica di questo sabato. Le manifestazioni continueranno prima di allora, ma la scadenza già fissata del 28 agosto vuole indicare che la battaglia sarà lunga, perché si volti pagina nei comportamenti della polizia e nel sistema penale. Altra data-chiave, che aleggia al termine di questa grande giornata di mobilitazione: il 3 novembre, l’elezione presidenziale. L’ondata di proteste è un verdetto fatale per Donald Trump? Il presidente ha voluto uscire dall’assedio twittando “contro” la grande folla pacifica e perfino gioiosa che ha circondato la Casa Bianca. “Una folla molto più piccola del previsto”, ha twittato in serata. Ha ringraziato la Guardia Nazionale, il Secret Service e la polizia di Washington, poi ha accusato la Cnn e Msnb di aver cercato di “infiammare” la piazza. Ha più volte ritwittato anche il suo slogan favorito: “Law & Order”.
Ma al nono giorno di proteste per l’uccisione dell’afroamericano George Floyd, l’invasione pacifica di Washington ha prevalso sui propositi bellicosi di Trump che voleva l’esercito a domare la folla. “I can’t breathe” (non posso respirare, le ultime parole di Floyd soffocato dal poliziotto), “Stop Killing Us”, “Black Lives Matter”, “Alzo le mani, non sparare”, “Non c’è pace senza giustizia”, sono gli slogan più cantati, si fondono con tante bandiere a stelle e strisce, nei dieci cortei che hanno attraversato Washington “per riprendersi l’America”. Il gesto più forte, ripetuto centinaia di volte: un corteo s’immobilizza, cala il silenzio, e tutti si mettono in ginocchio.
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