Morte Floyd, i dieci cortei pacifici di Washington: “George non è morto invano”

E’ il nuovo linguaggio della denuncia pacifica, contro le troppe violenze subite dai neri. Il clima per tutta la giornata di sabato si è disteso, è stato cancellato il ricordo degli scontri e dei saccheggi nei negozi; le pattuglie di polizia hanno distribuito bottigliette d’acqua per ristorare i manifestanti in una giornata di afa opprimente. Molti hanno scelto un punto di partenza simbolico: il Memoriale di Abraham Lincoln, il presidente che guidò la guerra al Sud schiavista. E’ sulla celebre spianata che va dalla collina del Campidoglio (Congresso) alla Casa Bianca. La serata si è conclusa ancora una volta a Lafayette Park: il giardino pubblico davanti al palazzo presidenziale, quello che Trump fece sgombrare con la forza per la sua foto “con Bibbia in mano” lunedì scorso.

La Casa Bianca rimane un fortino assediato, cinta da alte griglie, tiratori scelti del Secret Service sui tetti e ai cancelli: viene paragonata alla Green Zone, l’area fortificata che proteggeva il quartier generale americano a Bagdad durante la guerra in Iraq. Ma la sfida con Trump questo sabato l’ha vinta la sindaca, l’afroamericana Muriel Bowser. “La Casa Bianca dovrebbe essere la casa del popolo americano, è un triste spettacolo vedere i suoi abitanti murati vivi”, ha detto la sindaca. Lei ha permesso a una squadra di volontari di dipingere in giallo un gigantesco “Black Lives Matter”, visibile anche dagli elicotteri, sulla 16esima Strada che porta al palazzo presidenziale. La sindaca ha tolto il coprifuoco, per consentire libertà di manifestazione anche la sera. “Incapace, incompetente” le ha tuonato addosso Trump. Lui vuole “sindaci e governatori in grado di dominare la piazza”; aveva minacciato di schierare l’esercito professionale. Ma in aiuto alla sindaca è arrivato un alleato insperato: il Pentagono. I vertici militari hanno fatto il contrario di quel che minacciava Trump, hanno ritirato i reparti dell’esercito professionale dalle vie di Washington; anche tolto armi da fuoco e munizioni ai cinquemila riservisti della Guardia Nazionale. Rimangono tante forze federali a presidiare la capitale, dal Secret Service che protegge il presidente ai reparti anti-terrorismo della Homeland Security. Invece i generali hanno fatto una scelta distensiva, che ha contribuito a trasformare questo sabato in una grande festa di massa, con pochissimi scontri. Ora la sindaca vuole di più: “Se ne vada anche la Guardia Nazionale”. Muriel Bowser è la nuova star del momento, nei cortei della capitale echeggia spesso il grido “Muriel for Vice”, sono i fan che la vorrebbero designata da Joe Biden come vice nella corsa alla Casa Bianca.

A Lafayette Park un potente impianto da concerti amplifica fino alle finestre di Trump un discorso di Martin Luther King, il leader delle battaglie per i diritti civili negli anni Sessanta: “Il nostro movimento non violento è maestro nel disarmare la polizia”. Un augurio, non una certezza. In contemporanea con le manifestazioni a Washington e in centinaia di altre città, un memoriale per George Floyd si teneva a Raeford in North Carolina, il suo Stato natale. In quella cerimonia lo sceriffo Hubert Peterkin ha detto: “La polizia è parte del problema. Se quattro neri gettassero un poliziotto a terra e uno lo uccidesse, ci sarebbe una caccia all’uomo”. Nei cortei è apparso un nuovo slogan, “De-fund the police”, togliere finanziamenti alle forze dell’ordine.

La marea umana di Washington si è vista anche a New York e Philadelphia, a Los Angeles e San Francisco, e in simultanea in centinaia di città. Di fatto l’America intera è uscita di prepotenza dal lockdown, con una “movida” politica che ignora permessi e calendari. Questo sabato di maree umane pacifiche coincide con uno spostamento nell’opinione pubblica. Un sondaggio della Monmouth University rileva che il 76% degli americani, e fra questi il 71% dei bianchi, considera il razzismo e la discriminazione “un grosso problema” negli Stati Uniti; è in aumento del 26% rispetto al 2015 (quando pure vi furono proteste per l’omicidio dell’afroamericano Freddie Gray da parte della polizia di Baltimora). Lo spostamento è ancora più marcato fra i giovani, che dominano nei cortei. Nella fascia di età dei Millennial e della Generazione Z si trova anche il più forte consenso alla campagna sulle “riparazioni”, lanciata da diversi esponenti di Black Lives Matter e da leader della sinistra radicale come Alexandria Ocasio-Cortez: risarcimenti per chi discende da vittime dello schiavismo. Il dibattito sulle indennità per lo schiavismo ha spesso diviso il partito democratico perché può spostare a destra i bianchi poveri. La dimensione socio-economica della condizione afroamericana è tornata di colpo alla ribalta quando Trump venerdì ha salutato il calo della disoccupazione dicendo: “George Floyd sarebbe felice, questa è un ottima giornata per gli afroamericani”. Ma perfino in un periodo prospero come il quindicennio dal 1985 al 2000, due terzi dei bambini neri abitavano in aree povere e segnate dalla segregazione di fatto (cioè quasi esclusivamente afroamericane), un dato peggiore rispetto agli anni Sessanta. Un altro dato inquietante: perfino nel ceto medioalto, i figli degli afro-americani hanno una mobilità sociale in discesa, stanno peggio dei genitori.

REP.IT

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