Coronavirus Lombardia, Fontana: «Ci sono stati errori. Con un gruppo di lavoro farò ripartire la regione»
A proposito, quali i rapporti con il sindaco Beppe Sala? Anche con lui avete avuto momenti complicati.
«Mi
creda, la mia non è una risposta di stile. Ma devo dire che io ho una
grande stima di Sala. Certo, non sempre sono d’accordo con lui. Ma
quando c’è da collaborare, l’ho sempre fatto. Peraltro, la sinergia è
indispensabile, perché la Lombardia non può fare a meno di Milano e
Milano non può fare a meno della Lombardia».
Perdoni, presidente. Ma dell’ospedale nell’ex Fiera non è pentito? Di fatto, ha ospitato pochissimi pazienti.
«Lei
vuole scherzare… Anche quello è nato sotto una pressione terribile,
l’ho deciso quando un medico, con le lacrime agli occhi, mi ha detto che
non voleva più scegliere chi far vivere. Detto questo, di strutture
simili ne sono state create ovunque nel mondo, 19 nei soli Stati Uniti.
Ma di queste, 13 non sono mai entrate in funzione. L’ospedale in Fiera è
stato uno straordinario regalo alla città da parte di più di 5.000
donatori nel momento più drammatico della pandemia. Per costruirlo in
tempi da record, grazie a Fondazione Fiera Milano, non è stato speso un
euro di soldi pubblici».
Ma adesso che ne fate?
«Lo
teniamo pronto, sperando di non usarlo, per fronteggiare un’eventuale
seconda ondata. E dopo, nulla sarà disperso: con il coordinamento del
Policlinico entrerà nella rete ospedaliera lombarda. Un piano, le
anticipo, che prevede 1.446 posti letto di terapia intensiva e ulteriori
704 letti di terapia semi intensiva, almeno metà dei quali devono poter
essere tempestivamente convertiti in intensivi. Come peraltro chiede il
governo».
Presidente, dica la verità: la sanità lombarda è uscita molto ammaccata da questa vicenda. O no?
«Di
nuovo: non scherziamo. Qui viene gente a curarsi da tutto il mondo. E
c’è un perché: abbiamo strutture pubbliche formidabili che vanno
potenziate, sostenute, arricchite. E abbiamo un settore privato forte in
grado di consentire ai cittadini di scegliere. Mi chiedeva un mea
culpa? Probabilmente, negli ultimi anni abbiamo trascurato i medici di
famiglia. Le anticipo che a settembre lanceremo un importante piano
d’azione a loro dedicato. Sono il primo presidio sanitario delle nostre
comunità e lo renderemo più forte».
Il Tar ha appena bocciato l’acquisto dei test sierologici della Diasorin dal San Matteo di Pavia.
«Guardi che però io non sono parte attiva in questa vicenda».
Molto criticata anche la decisione di
ricoverare pazienti covid nelle Rsa, su cui è in corso anche
un’indagine. Qui nessun mea culpa?
«I pazienti sono stati
ospitati in 18 case di riposo su 709. Il problema non viene da quello,
ma dire il contrario è una finta verità facile da smerciare. Del resto,
il 17 aprile l’Iss ha proprio previsto che siano realizzate unità covid
dentro le Rsa».
E poi c’è la vicenda dei camici forniti da un’azienda di cui è socia sua moglie.
«A parte il fatto che mia moglie è socia al 10% e non controlla nulla, vuole sapere la verità? In quei giorni la Regione ha chiesto camici e mascherine da chiunque li avesse. Il punto è questo».
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