L’alternativa del diavolo

Ecco, il sentiero stretto :“la destra è lì”, “rocciosa”, pronta a cavalcare “la paura”, trasformandola in rabbia e odio, ma l’unica alternativa a questo governo è farlo funzionare, renderlo, si sarebbe detto una volta, alternativo a se stesso quantomeno nel metodo seguito finora e nella consapevolezza della sfida. È questo il senso del titanico sforzo: rendere questo governo alternativo a se stesso. Si capisce che, al fondo di ogni passaggio in cui Zingaretti chiede una “svolta”, c’è un giudizio severo, anche se non esplicitato, che non riguarda solo gli Stati Generali, ma più in generale le incertezze di un governo chiamato a ricostruire il Paese senza un’idea di paese. Si capisce anche che sente l’urgenza di ri-addrizzare la rotta, rispetto ai mesi nel sostegno acritico, e di riacquisire margini di iniziativa politica, come avvenuto sul terreno della legge elettorale che ha prodotto l’innesco del dialogo con Forza Italia e una certa disarticolazione della destra. Con una certa solennità, rigorosa e demodé, il segretario del Pd, tornato in giacca e cravatta con i simboli del Pd alle spalle, sceglie la via della drammatizzazione retorica parlando a suocera (il suo partito) perché nuora (il presidente del Consiglio) intenda.

È un discorso denso di consapevolezza sul momento “cruciale”, che investe il destino stesso del paese e della legislatura, perché è chiaro che sbagliare la ricostruzione del paese, proprio nel momento in cui dall’Europa arrivano una valanga di soldi, significa fallire ed essere travolti. Tuttavia, proprio perché si muove sul piano dell’invito alla consapevolezza, che rifiuta polemiche e non turba l’esistente in nome di alcuni paletti non negoziabili, resta all’interno di una classica alternativa del diavolo. Nel senso che se la crisi sociale di ottobre, evocata in qualche intervento come quello di Cuperlo, dovesse risultare più forte della capacità del governo di evitarla, nell’assenza di alternative l’unica alternativa è il collasso.

Ecco il punto. Al netto dell’intimazione retorica, la questione politica resta squadernata: il partito della “responsabilità” di governo riesce ad essere il “partito degli italiani”, capace di intercettare inquietudini, preoccupazioni, rabbie prima che si traducano in istinti antipolitici e di rivolta? Finora, in questi mesi, il Pd si è limitato, con generosità, a sostenere l’azione di governo, rinunciando, in nome della stabilità, a un punto di vista autonomo, dall’immigrazione alla giustizia, alle stesse modalità di gestione della crisi virale, che hanno visto la chiusura del Parlamento e una operazione di costruzione della leadership del premier sullo stato di eccezione. Adesso, proprio nel momento in cui si chiude la fase dell’emergenza sanitaria e si apre la fase dell’emergenza economica, il Pd chiede “un salto di qualità” senza però ancorarlo a un perimetro di richieste vincolanti, a partire da quegli Stati Generali, di cui non si capisce ancora programma, calendario e funzione. Si capisce che saranno una fase di ascolto, più o meno lunga, più o meno breve. Lo sforzo è immenso, il risultato, come evidente, una grande incognita.

L’HUFFPOST

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.