QS World University Rankings, la scalata delle università italiane
di ILARIA VENTURI
Sempre al top il
Politecnico di Milano, fa un balzo in avanti l’ateneo di Bologna, la
Sapienza rientra nelle top 200. In generale aumentano di due le
università italiane in gara. Non è andata male, anzi. La diciassettesima
edizione del QS World University Rankings, la classifica universitaria
globale più consultata al mondo, pubblicata oggi dagli analisti di QS
Quacquarelli Symonds, certifica l’avanzata dell’accademia italiana.
Nonostante tutto, ovvero un sistema sottofinanziato, che soffre per i
cervelli in fuga e la ricerca precaria. Reputazione accademica e impatto
della ricerca prodotta, due degli indicatori del Ranking, sono i punti
forti dei nostri atenei in questa analisi.
La classifica mondiale è dominata dal Massachusetts Institute of Technology, al primo posto per il nono anno consecutivo. Le prime tre università rimangono americane: Stanford University (seconda) e Harvard (terza).
La prima università del Regno Unito e in Europa è Oxford, che è quinta,
cedendo il quarto posto al California Institute of Technology. La sua
concorrente connazionale, Cambridge, è al settimo gradino come lo scorso
anno. Sesta è l’ETH di Zurigo. Le due migliori università asiatiche
sono di Singapore: la National University of Singapore (undicesima) e la
Nanyang Technological University (tredicesima).
Rispetto alle italiane Ben Sowter, direttore QS Intelligence Unit, commenta: “Quest’anno
si assiste ad un trend positivo e di crescita per la maggior parte
delle università italiane incluse nella nostra classifica, grazie ad un
miglioramento in media significativo nell’indicatore che misura la
reputazione accademica e in quello che misura l’impatto della ricerca
prodotta. Esiste una chiara correlazione tra queste due dimensioni”.
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