Conte tira dritto: «Ho un piano per ripartire, ma non fonderò un partito»
Conte spera che il centrodestra, che ha detto di no sulla partecipazione al confronto sul Piano di rilancio, «ci ripensi, confido di poter recuperare un confronto, magari li inviterò di nuovo alle fine del confronto con le parti sociali». Mentre ha voglia di sottolineare lo spirito degli incontri che si apriranno a Villa Doria Pamphilj: «Abbiamo il dovere di programmare un rilancio del Paese, stiamo lavorando per le misure più immediate, ma dobbiamo recuperare una visione strategica, con specifici progetti di investimenti che chiederemo all’Europa di finanziare. Il nostro Recovery plan lo presenteremo a settembre, ma già oggi stiamo lavorando un piano di rilancio più ampio che sarà condiviso da tutti i ministri e da tutte le forze di maggioranza e che presenteremo alle forze produttive e sociali che da sabato incontreremo. Un appuntamento che non sarà una sfilata, una kermesse, ma sarà un confronto nel merito per arrivare a uno sforzo collettivo di condivisione che servirà anche ai governi successivi. Un piano che avrà una forza incredibile, che sarà più ampio di quello che presenteremo alla Ue e che certamente farà suoi tanti spunti contenuti nelle proposte della task force di Colao, che ha fatto un grandissimo lavoro».
Si discute anche dei 37 miliardi del Mes, disponibili a tassi negativi e utilizzabili per le spese sanitarie dirette e indirette, su cui non tutto il Movimento 5stelle è d’accordo: «Quando avremo fatto tutte le valutazioni necessarie, nello spirito che accompagna ogni buon padre di famiglia che va in banca a chiedere dei soldi, prenderemo una decisione, probabilmente a luglio, anche considerando il fabbisogno di finanza pubblica, che per allora avremo più chiaro. In ogni caso sarà il Parlamento ad avere l’ultima parola». Conte ci tiene anche a spazzare via le voci sulla costruzione di un suo partito personale: «Sono qui non per interessi personali, per favorire qualcuno o degli amici, ma solo per spirito di servizio, è un incarico gravoso, ma sarebbe folle da parte mia dedicare anche una sola caloria a questi pensieri». Aggiunge di non temere di essere indagato dai magistrati che lo ascolteranno oggi, sulla decisione di non aver chiuso i comuni di Alzano Lombardo e Nembro: «Perché ho agito in scienza e coscienza, perché mi sono subito messo a disposizione e sono assolutamente sereno». Ed è convinto di avere allora preso le decisioni giuste: «Rifarei quello ho fatto, senza alcun dubbio».
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