Giù le mani da Montanelli o cancellate pure Maometto
Ricordate quando i talebani, in Afghanistan, distrussero a colpi di dinamite le effigi storiche – compresi monumenti millenari – contrarie al loro credo via via che conquistarono fette di terreno? Io lo ricordo bene, e ricordo lo sdegno unanime del mondo libero per quel sacrilegio: la storia e la memoria non si toccano, barbari che non siete altro.
Bene, oggi i barbari siamo noi o, meglio, i barbari sono tra noi. Sull’onda dello sdegno per il ragazzo di colore ucciso dal poliziotto bianco, in Occidente è partita la caccia a distruggere o rimuovere tutto ciò che rimanda a un passato di soprusi e violenze su minoranze e fasce deboli, re, imperatori o eroi che siano.
Siccome la mamma dei cretini è sempre incinta – e chi non vive e pensa di suo è costretto a emulare – ieri a Milano un gruppo di squinternati appoggiati da esponenti del Pd locale (ti pareva) ha annunciato un’iniziativa per fare togliere dai Giardini pubblici di via Palestro la statua che rappresenta e ricorda Indro Montanelli, in quanto convinto partecipante alla guerra coloniale italiana in Abissinia del 1935, durante la quale – aggravante – a 23 anni si fidanzò con un’indigena di soli 12 anni (episodio da lui raccontato – conoscendolo – con un probabile eccesso di fantasia e licenza letteraria).
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