Indro Montanelli, imbrattata la statua a Milano

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Nei giorni scorsi i Sentinelli avevano scritto una lettera al sindaco Beppe Sala e al consiglio comunale tutto. Più che una lettera, era stato un appello. Ancor di più, un’esplicita richiesta da soddisfare nel breve volgere. Ovvero rimuovere la statua ed erigerne altre dedicate a personalità più «degne». E come una sequenza di voci contrarie s’era subito messa in moto, così le reazioni nell’apprendere il vandalismo sono state immediate. Fra i primi a intervenire, il governatore della Regione Lombardia, Attilio Fontana: «Proprio non ci siamo. L’odio, la cattiveria e l’astio sono sempre più dominanti sul confronto civile e democratico. C’è da preoccuparsi seriamente». Roberto Cenati guida l’associazione milanese dell’Anpi. E rimane fermo sulla posizione già espressa, un invito ad analizzare l’intera vita e la professione del giornalista: «Nessuno vuole difendere quel passato. Ma ricordo che il monumento a Montanelli è stato costruito a pochi passi da dove fu gambizzato dai brigatisti. Ha un significato particolare, questa statua. Quei terroristi avevano voluto colpire la libertà di stampa. Sono preoccupato per questa deriva iconoclasta che vuole emendare la storia». Non è la prima volta — e a registrare i fatti il timore è che non sia l’ultima — che il giornalista diventa un bersaglio. Scelto e colpito. Un simbolo eletto a rappresentazione del male e meritevole di essere cancellato nella sua memoria. Le mosse dei Sentinelli avevano seguito le «diramazioni» dell’assassinio negli Stati Uniti di George Floyd. Era stata per esempio abbattuta la statua di Edward Colston, un mercante di schiavi, e allo stesso tempo aveva subìto oltraggi il monumento a Winston Churchill. Attaccare ovunque, attaccare in ordine sparso. Qui in Italia, per appunto, ecco Indro Montanelli, inviato, scrittore, storico, narratore del mondo. Difficile che nessuno abbia visto il blitz: era sabato, e di sabato i giardini sono affollati. Sulla statua i vandali hanno dovuto arrampicarsi e sostare, per versare la vernice; dopodiché, plausibilmente, hanno dovuto scappare. Non sono passati inosservati.

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