Sondaggio | Se Conte guidasse il M5S il potenziale di voti salirebbe dal 20 al 30%. Oggi Lega al 23, Pd al 21, FdI al 17,5
Nel sondaggio odierno, dopo aver chiesto agli intervistati di dichiarare le loro intenzioni di voto, abbiamo verificato la propensione a votare sia per un nuovo soggetto politico fondato da Conte, sia per il M5S sotto la guida dell’attuale premier. Per entrambe le ipotesi abbiamo successivamente chiesto ai soli elettori intenzionati a votare «sicuramente» o «probabilmente» per il soggetto con a capo Conte se avrebbero modificato il voto dichiarato alla domanda precedente. Sulla base di queste stime un eventuale partito di Conte oggi è accreditato del 14,1%, si collocherebbe al quarto posto dopo la Lega (23,2%), FdI (16,6%), Pd (15,8%), precedendo il M5S (12,7%). Analizzando i flussi elettorali si osserva che i voti per la lista Conte proverrebbero in larga misura (62%) dal M5S, dal Pd e dalle altre liste del centrosinistra, in subordine dall’astensione (20%), quindi dal centrodestra e da altre liste minori (18%).
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Sondaggio | Conte leader M5S? Il potenziale di voti salirebbe dal 20 al 30%
Quanto alla possibile leadership del M5S, Conte prevale tra i pentastellati con il 42% delle preferenze, precedendo l’ex capo politico Di Maio (27%), quindi Di Battista (19%) e Crimi (2%). E nella scelta secca tra Conte e Di Battista, il primo prevale in misura netta sul secondo sia sulla totalità della popolazione (43% a 13%) sia tra gli attuali elettori pentastellati (67% a 17%). Ne consegue che l’elettorato potenziale del M5s dal 19,8% attuale, con la guida di Conte, passerebbe al 29,9%, colmando il gap con la Lega e FdI che hanno un elettorato potenziale compreso tra il 25% e il 30%. Qualora il premier fosse a capo del M5s, il Movimento farebbe segnare una crescita del 7,2% rispetto allo scenario attuale, passando dal 17,1% al 24,3%, scavalcando la Lega al primo posto. La stima tiene conto di un elevato tasso di fedeltà degli attuali elettori (88%) e della capacità di attrazione di nuovi provenienti soprattutto dall’astensione e in subordine dal Pd. Insomma, la leadership Conte potrebbe rappresentare un nuovo inizio per il M5S, ma il ritrovato slancio rischierebbe di aprire una frattura con il Pd che appare penalizzato da una non trascurabile cessione di voti.
I risultati del sondaggio odierno sembrerebbero un buon viatico per un futuro ingresso nell’agone politico da parte del premier Conte ma, come al solito, è opportuno ricordare che il sondaggio è una fotografia del presente, non un oracolo. Lo scenario emerso potrebbe infatti modificarsi alla luce di tre elementi: innanzitutto, l’elevata quota di elettori indecisi e astensionisti che da qualche settimana si attesta tra il 43% e il 44%; in secondo luogo la possibilità che l’elevato consenso per Conte, maturato durante la pandemia, possa ridursi significativamente a fronte delle crescenti difficoltà economiche a cui il Paese sta andando incontro; infine, la scelta di un ruolo politico attivo farebbe venir meno l’immagine «istituzionale». In altri termini, una scelta di campo potrebbe alienare una parte del consenso trasversale di cui attualmente Conte può beneficiare, a differenza dei leader di partito il cui gradimento è perlopiù circoscritto al proprio elettorato. Ne sa qualcosa il professor Mario Monti, uno dei premier più apprezzati.
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