Di Battista spacca i 5 Stelle: avviso a Conte e lite con Grillo
Il richiamo al sondaggio Ipsos
L’ex deputato rivendica la necessità di un congresso «perché è bene che il Movimento si faccia carico del disagio sociale che sta arrivando prima che se lo facciano coloro che l’hanno provocato!». Una sottolineatura che, indirettamente, richiama chi siede nell’esecutivo a superare ritardi e inerzie per rispondere concretamente alle richieste dei cittadini. La necessità di una nuova leadership del M5S si intreccia con il ruolo e l’efficacia dell’azione del premier. Tanto più ora che si arricchisce con la suggestione, evocata dal sondaggio del Corriere, del peso che avrebbe una investitura al vertice del M5S di Giuseppe Conte. Di Battista non chiude la porta ma indica una condizione: se il premier vuole fare il leader del M5S «si deve iscrivere e candidarsi al congresso». E aggiunge, velenoso: «Dicono che con lui arriveremo al 30%? Vorrei ricordare i sondaggi che facevano su Monti. Siamo diventando una sondaggiocrazia».
L’asse con il Pd e l’agenda
I giudizi su Conte e sul governo entrano a pieno titolo nelle dinamiche interne del Movimento. L’ex deputato romano conferma che non voleva l’asse con il Pd ma precisa anche: «Non voglio picconare nessuno» (e di qui il commento ironico di Orlando). Di Battista però non lesina critiche e osservazioni pungenti. Si dice «fortemente contrario» alla vendita delle navi all’Egitto e alla permanenza di Claudio Descalzi al vertice dell’Eni. Conferma l’ostilità al rinnovo della concessione autostradale ad Atlantia. Ribadisce il no al Mes e al Ponte sullo Stretto. E affida all’esecutivo un vaticinio pesante: «Quando finirà la cassa integrazione, questo paese sarà peggio del 2012».
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