Coronavirus, Pechino ha paura: crolla il mito «zero contagi», il lockdown si allarga
TIANJIN
DAL NOSTRO INVIATO I
malati ricoverati per coronavirus a Pechino sono saliti a 79, altri 36
nuove infezioni sono state comunicate questa mattina e le segnalazioni
sono sparse nella metà dei distretti della capitale. Su una popolazione
di 22 milioni di abitanti non si può parlare ancora di seconda ondata.
Ma bisogna anche considerare che nei primi cinque mesi dell’epidemia la
città centro del potere era stata tenuta al riparo: solo 600 casi
accertati e 9 morti.
Nel fine settimana il nuovo picco. Tutti i 79 casi di malati in ospedale sono ricondotti al mercato di Xinfadi, il più grande della Cina e dell’Asia, con i suoi 112 ettari di estensione e circa 10 mila addetti. Un focolaio scoperto giovedì e subito sigillato. Il governo ha messo una vasta zona della capitale in «modalità bellica», schierando reparti di polizia militare, ordinando il lockdown per decine di comprensori residenziali, chiudendo scuole e stazioni della metropolitana, avviando una massiccia campagna di test sulla popolazione che può aver avuto contatti con il mercato.
Per la vicepremier Sun Chunlan, veterana della battaglia di Wuhan, il nuovo rischio che il coronavirus si diffonda ancora dal mercato è «molto alto»: Xinfadi rifornisce di frutta, verdura, carne e pesce il 90 per cento di Pechino e distribuisce derrate in altre province centrosettentrionali della Cina, come Shandong, Shanxi, Hebei e Liaoning. Due casi nel Liaoning e tre nello Hebei scoperti ieri sono stati ricondotti al focolaio di Pechino. Per ora i nuovi casi hanno indotto le autorità a interrompere nuovamente le attività sportive e gli eventi culturali.
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