La più pazza, imperfetta, divertente notte di pallone della storia
di Fabrizio Bocca
Italia-Germania Ovest 4-3 divenne arte grazie anche tanti errori di Poletti, Rivera. Poi la notte, le televisioni in strada trasformarono quella mezz’ora dei supplementari in un’emozione perfetta e irripetibile “Non fossi sfinito per l’emozione, le troppe note prese e poi svolte in frenesia, le seriazioni statistiche e le molte cartelle dettate quasi in trance, giuro candidamente che attaccherei questo pezzo secondo i ritmi e le iperboli di un autentico epinicio… Il vero calcio rientra nell’epica… “Se tutti dovessero fare quello che sanno”, ha sentenziato Petrolini, “nulla o quasi verrebbe fatto su questa terra”.
(Dall’attacco dell’articolo di Gianni Brera su Italia-Germania 4-3 per Il Giorno, 18 luglio 1970)
Si direbbe proprio che la sintesi migliore di Italia-Germania 4-3
l’abbia fatta Brera – non potrebbe essere diversamente – citando
Petrolini: “Se tutti dovessero fare quello che sanno, nulla o quasi
verrebbe fatto su questa terra”.
Tra tutte le forme di arte, spettacolo ed espressione umana, il calcio
non è forse la più grande, ma sicuramente è unica. La sua straordinaria
particolarità è l’assoluta irripetibilità del gesto artistico. Un quadro
di Picasso o Pollock può regalare la stessa emozione per l’eternità, un
film di Risi o Peckinpah puoi rivederlo migliaia di volte, lo stesso
per la musica di Bob Dylan. Il calcio è un lampo o una raffica di lampi
che ti attraversa e Italia-Germania 4-3 del 1970 questo fu. Allora
nacque e allora morì nello stesso istante, diventando leggenda, potendo
solo ricordarla e mai più riviverla alla stessa maniera.
C’è molto di misterioso nel mito e nel fascino di Italia-Germania 4-3.
Proviamo a rovesciarla 50 anni esatti dopo e vederla da altri punti di
vista che non siano quelli già noti di questo piccolo immortale
frammento di storia italiana. E che qui cerco di sintetizzare al
massimo: l’1-0 di Bonisegna subito, la staffetta Mazzola-Rivera (un
orrore democristiano), l’1-1 del milanista Schnellinger al 92’ 30’’ (che
fino ad allora in rossonero non aveva fatto manco un gol), i fatidici
supplementari, l’errore di Poletti e Albertosi per l’1-2 di Muller,
Beckenbauer col braccio fasciato (l’eroismo), il 2-2 di Tarcisio
Burgnich la roccia interista che risponde al milanista Schnellinger, il
sinistro di Riva che fulmina Mayer per il 3-2, il pareggio ancora di
Gerd Muller su errore di Rivera e infine l’ultimo decisivo gol del
capitano del Milan per il 4-3 al 111’. L’abbraccio di Rivera con Riva
per uno scatto immortale ed è fatta, la storia è già compiuta. Arriverà
moltiplicata per un milione di volte fino a noi adesso e proseguirà fino
a chissà dove.
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