La più pazza, imperfetta, divertente notte di pallone della storia
Italia-Germania 4-3, la follia diventata leggenda
di ANGELO CAROTENUTO
Italia-Germania non fu certo una “partita perfetta”, come piace dire
con un certo stereotipo. Anzi, se è per questo fu un’orgia di errori. Se
ad Annibale Frossi, il dottor Sottile (attaccante con gli occhiali,
olimpionico a Berlino 36, laureato in legge e poi giornalista) piaceva
affermare, e a Brera ripetere, che lo 0-0 fosse il risultato perfetto,
Italia-Germania 4-3 fu tutto il suo contrario. L’imperfezione assoluta.
Personalmente, tanto per schierarsi, ho sempre pensato che uno 0-0 sarà
anche perfetto (raramente), ma molto noioso (spesso). Ecco
Italia-Germania fu casomai “l’emozione perfetta”, questo sì. La più
pazza, divertente, batticuore mezzora di calcio che si ricordi.
Non fu nemmeno una “prima volta”, l’Italia del calcio di imprese ne
aveva fatte, era già stata due volte campione del mondo, era fresca
campione d’Europa (1968). Tutti quelli che il 17 giugno 1970 avevano
compiuto tutto sommato 50 anni avevano sicuramente buona memoria di
Italia-Ungheria 4-2 e della doppietta mondiale di Piola (1938). Quel
calcio lì allora non era certo preistoria, diciamo semplicemente
vintage. Come diceva e scriveva sempre Mario Fossati basta che le
generazioni si prendano per mano e la storia s’accorcia parecchio.
Né fu tanto meno, Italia-Germania, una “partita epica”. Fu una
“vittoria epica”. E c’è una bella differenza. Per quanto allo stadio
Azteca resista ancora la famosa targa del “Partido del Siglo”, in
Germania non hanno lo stesso mito e la leggenda non è così forte e
presente come da noi. Insomma, non credo che in questi giorni stiano
celebrando anche loro il cinquantenario. Il calcio, come la guerra
figurata che rappresenta, si può sempre guardare dal lato del vincitore o
dal lato dello sconfitto. E cambia completamente.
Da Beckenbauer a Müller: l’indimenticabile Germania di Schön
di LUIGI PANELLA
Dobbiamo ammetterlo, Italia-Germania 3-4 – risultato tutto sommato
possibilissimo e cioè una sconfitta atroce – non sarebbe certo diventata
lo stesso una pietra miliare del calcio italiano. Per caso avete bei
ricordi delle finali perse a Usa 94 ai rigori contro il Brasile, o di
Francia-Italia persa al golden gol nell’Europeo del 2000?
E se proprio vogliamo essere addirittura iconoclasti, ma non troppo,
Italia-Brasile 3-2 con i 3 gol di Rossi al Mundial 1982 fu addirittura
un’impresa superiore: quel Brasile lì era veramente la quintessenza del
football.
Ci fu sicuramente, nell’esplodere della leggenda, un punta di orgoglio
nazionale: la Germania Ovest (questo l’avversario preciso), l’avevamo
incontrata, tra la fine della guerra e il 1970, solo 3 volte in
amichevole e una ai fallimentari Mondiali in Cile (1962). Ma nemmeno
quello forse fu l’elemento determinante a farne un caposaldo della
nostra storia.
E allora cos’è che ci tocca il cuore come nient’altro con
Italia-Germania 4-3? Fu l’averla vissuta e forse anche vinta tutti
insieme a farne il più bel ricordo di calcio che abbiamo. Mexico 70 fu
il primo Mondiale in diretta TV intercontinentale nonostante il fuso
orario sfavorevole, entrò nelle nostre case perché il progresso e la
tecnologia avevano permesso negli anni precedenti di mandare in orbita
due satelliti per le telecomunicazioni – il Mondiale sarebbe arrivato
persino a colori, ma in Italia fu necessario aspettare ancora un po’ di
tempo per vedere Riva e Rivera in azzurro – e questo permise la nuova
ritualità del calcio vissuto tutti insieme, come grande liturgia
collettiva di massa.
Non avremmo avuto le prime tv spostate in strada e nei cortili – i
maxischermi dell’epoca – i primi cortei in macchina, le prime
sbandierate per le città e i tuffi nelle fontane se non ci fosse stata
la Rai a farci vedere quello che accadeva in diretta, oltre Atlantico, a
diecimila chilometri di distanza. Fu il nostro primo, grande colossale
evento in social network dell’era moderna.
Italia-Germania 4-3, la notte che rovesciò il mondo
di FRANCESCO MERLO
Italia-Germania 4-3 non ha precedenti nel calcio come costruzione e genesi dell’evento. E’ un grande ricordo perché ci sembrava di essere un po’ tutti fra i centomila dello stadio Azteca. Io penso che le radici di Italia-Germania 4-3 affondino casomai dentro la trilogia di Benvenuti-Griffith del 1967-68, come evento sportivo che ci porta oltre oceano. E che noi italiani vivemmo via radio, perché il governo aveva vietato la diretta tv del primo match dal Madison Square Garden ritenendo imprudente tenere sveglio il lavoratore italiano a notte fonda. Dimezzando così l’emozione al solo audio via transistor dello storico primo trionfo del campione italiano.
Le radici di Italia-Germania 4-3 passano sicuramente anche dallo sbarco sulla Luna dell’anno prima (1969), avvenuto alle 4 del mattino in diretta TV. Sono gli anni in cui ormai il mondo ci entra in casa direttamente e vorticosamente, e non si può fermarlo, a qualsiasi ora sia. Italia-Germania 4-3 fu uno straordinario cancello spazio-temporale che ci scaraventò dentro tutti quanti, rotolando insieme ad Albertosi e Burgnich, Mazzola e Rivera, Riva e Boninsegna, agli anni 70. Eccoci, siamo noi, gli “italianuzzi” capaci di fare cose folli e straordinarie.
Nelle Hit Parade dell’epoca campeggiavano “La Lontananza” di Modugno, “Insieme” di Mina e “La Prima Cosa Bella” di Nicola di Bari. Un chiromante ci avrebbe sicuramente letto qualcosa, un disegno superiore. A fine estate Eric Clapton lanciò “After Midnight”. Dopo mezzanotte …
REP.IT
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