Zingaretti va in pressing su Conte. Ma Gori apre un caso nel Pd: «Serve una nuova leadership»
E come finirà il contenzioso tra i 5 Stelle e il ministro Gualtieri, che vuole estendere fino al 2021 la deroga al decreto Dignità per permettere il rinnovo dei contratti a termine? Da qual parte Conte farà pendere il piatto della bilancia? E che accadrà sulla legge elettorale? I dem chiedono che la riforma «proporzionalista» su cui era stata siglata un’intesa di maggioranza venga approvata entro l’estate in un ramo del Parlamento. Ma non sembra muoversi niente e c’è chi giura che Conte non la voglia. Insomma, il premier in casa dem non gode più della popolarità che aveva un tempo, ma, come ripete spesso Zingaretti ai più dubbiosi tra i suoi, «non c’è un’alternativa».
Perciò al Pd non resta che andare avanti così, tra mugugni e insoddisfazioni. Ed è in questo clima che ieri Giorgio Gori ha lanciato la proposta di una «nuova leadership» del Partito democratico. Il sindaco di Bergamo non ha fatto nomi, ma ha tracciato un identikit: il nuovo segretario dovrebbe essere un amministratore locale. E tutti, dentro e fuori il Pd, hanno pensato a Stefano Bonaccini, che si dice stia puntando a dare la scalata al Pd. Dario Franceschini ha imposto l’altolà a Gori: «Evitiamo inutili tensioni, un leader lo abbiamo già». Eppure nel Pd c’è chi, come Tommaso Nannicini, ritiene che un «congresso di chiarimento» non sia un tabù.
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