Stati Generali? No, Stati Nervosi d’Italia
Global revolution: la copertina dell’Espresso di domenica 21 giugno
Dall’antirazzismo
ai diritti sociali. Dalla questione di genere alle minoranze. Il
movimento nato negli Usa apre una nuova stagione per il mondo e anche
per l’Italia. Parla Angela Davis la leader storica della sinistra
americana. In edicola e online l’intervista esclusiva
Ecco il premier seduto tra le statue. Il premier in ascolto dei grandi
di Europa: Ursula von der Leyen che si rivolge a lui in italiano
(«Grazie, caro presidente») e con altre frasi sottolineate («Il tuo
governo ha adottato misure audaci. Richiede coraggio, ma ha funzionato. E
tu hai indicato la strada ad altri Paesi»), la direttrice del Fondo
monetario Kristalina Georgieva che si sporge dal video: «Coraggio,
presidente!». La regia da kolossal. La musica epica a sottolineare il
momento storico. Le statue e gli stucchi come un set televisivo. Le
immagini del tavolo, i ministri con la mascherina e tutti gli altri
presentati come comparse: il governatore della Banca d’Italia, i
presidenti di regione, le parti sociali, le associazioni di categoria.
In alcuni casi, gli scatti riportavano involontariamente un consesso
interamente al maschile e anche avanzato nell’età, come un concistoro di
cardinali riunti attorno al New Pope di Volturara.
In mezzo, il premier con la sua solo in apparenza innocua vanità che si è
fatta progetto politico. Durare l’intera legislatura, almeno fino alla
elezione del nuovo presidente della Repubblica, nel 2022, e poi
decidere. Se tentare il grande salto verso il Colle, l’exit strategy
individuale, o proporsi come il grande timoniere di un nuovo sistema
politico, fondato sullo smantellamento degli attuali partiti e
schieramenti, il Movimento 5 Stelle con Beppe Grillo ormai in collisione
con la sua creatura, ma anche il Pd modello Kom Sahui, come si chiama
l’isola thailandese in cui si è rifugiato Goffredo Bettini
durante il lockdown: è lui il vero regista dell’operazione Conte come fu
quasi trent’anni fa l’inventore del modello Roma con Francesco Rutelli
sindaco.
Anche il centrodestra non resterà lo stesso, è ormai una categoria dello
spirito senza nessun collante. E della ricostruzione di un nuovo
sistema politico Conte spera di essere il demiurgo, l’architetto.
Non abbiamo ancora visto nulla, dunque. L’autocelebrazione degli Stati
Generali, man mano che passavano i giorni, si è fatta sempre più
solenne, più pomposa, più senza freni. E siamo appena all’inizio. Anche
se già nell’ultima settimana fuori dal cancello del casino del Bel
Respiro dell’Algardi gli stati generali della propaganda
governativa sono stati costretti sempre di più a lasciare spazio agli
stati nervosi della società italiana. Il più allarmante è stato
denunciato dall’Istituto Gaslini di Genova: gli attacchi d’ansia, i
disturbi del sonno, l’aumento dell’irritabilità, i malesseri degli
italiani più piccoli chiusi in casa durante le settimane di isolamento.
Il 65 per cento dei bambini sotto i sei anni e il 71 per cento dei
ragazzi fino ai 18 ha sofferto di problemi comportamentali e di sintomi
di regressione.
Il secondo stato nervoso è la sindrome di impoverimento. Non bastano più le promesse. Ci sono sei milioni di lavoratori in cassa integrazione, ci sono 80 mila domande relative a 870mila lavoratori che l’Inps non ha autorizzato né respinto (Valentina Conte, Repubblica, 17 giugno): sono nel limbo, come lo furono gli esodati della legge Fornero. Sono l’avamposto di quella che abbiamo definito bomba sociale che è anche una gigantesca questione politica. La cittadinanza, la fiducia, la credibilità delle istituzioni. Su questo crinale si gioca il futuro politico di Conte e soprattutto il futuro dell’Italia.
Il terzo stato nervoso è quello che ha portato nel parco di villa Pamphili il sindacalista Aboubakar Soumahoro. I diritti negati, la regolarizzazione dei braccianti che non è mai decollata, l’esistenza in vigore di quelle leggi che giustificano o addirittura aumentano le discriminazioni, quelle che Soumahoro ha chiamato spesso nella sua rubrica sull’Espresso «razzializzazione» del sistema, un meccanismo automatico e infernale di esclusione. Ne parlano sul nuovo numero la leader della sinistra americana Angela Davis (con Manuela Cavalieri e Donatella Mulvoni) e Gloria Napolitano e Antonella Bundu. Generazioni diverse di paesi con una storia diversa che ripetono la stessa domanda: com’è possibile che vi siano così tante brave persone che pensano di poter parlare per te? Una domanda che è alla base della democrazia, della possibilità stessa del discorso pubblico, il suo punto di partenza, cioè il riconoscimento di ogni legittima diversità.
I diritti negati, a partire dalla libertà e dalla vita. La vita è stata negata a Giulio Regeni e ora anche la possibilità di giustizia. La libertà è tolta dal 7 febbraio a Patrick Zaki, detenuto in un carcere egiziano. Con questa consapevolezza comincia oggi una nuova stagione, l’estate 2020 che sarà diversa da tutte le altre. Immaginando per i prossimi numeri una serie dedicata all’estate di quarant’anni fa, quella del 1980, la più tragica della storia con la sua scia infinita di sangue e di morti senza giustizia (il giudice Mario Amato che indagava sui neo-fascisti, la strage di Ustica, la strage di Bologna) si poteva pensare che fossero eventi molto lontani dalle nostre emergenze. Fino a quando ho visto Massimo Carminati uscire dal carcere, ancora una volta. E allora no, non può esserci un garantismo verso gli indagati, gli imputati e i condannati e nessun garantismo nei confronti delle vittime di mafia o di terrorismo. Quei poveri morti che non ricorda più nessuno non sono così lontani da noi, parlano del nostro presente, a saperne ascoltare la voce.
L’ESPRESSO
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