Dopo otto anni Di Matteo si ricorda che Palamara lavorava per il Quirinale
Su Palamara, che in quegli anni era presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Di Matteo precisa: “Non capivo cosa potesse entrarci con le vicende del procedimento sulla trattativa Stato-mafia e con le rimostranze del Quirinale. Questo è un dato di fatto”.
Interviene oggi anche Antonio Ingroia, a sostegno del magistrato siciliano: “Fu per me stupefacente che in pieno scontro col Quirinale per il famoso conflitto di attribuzioni, il Capo dello Stato, presidente Napolitano, mi mandasse un’ambasciata attraverso il Direttore di Repubblica Ezio Mauro, con la quale mi chiedeva se si poteva trovare un accordo per evitare il conflitto davanti alla Corte Costituzionale”. L’ex pm continua: “La cosa ancor più sorprendente per me fu che fra gli “ambasciatori” indicati da Napolitano come suoi “portavoce” per un ipotetico incontro ci fosse proprio il dottor Luca Palamara che, in quanto Presidente dell’associazione nazionale magistrati, avrebbe dovuto essere tutt’al più un portavoce della magistratura, e quindi nostro, e non certo della politica, e cioè del Presidente Napolitano. Poi la cosa non ebbe ulteriori sviluppi probabilmente per la mia risposta”.
Ezio Mauro, però, dà tutt’altra versione dei fatti. “Ricordo una vista di Ingroia quando ero direttore di Repubblica e un colloquio su varie vicende. Ricordo anche un interesse di Ingroia a trovare un canale di comunicazione con il Quirinale”. Quanto al nome del magistrato al centro dell’inchiesta sulle toghe: “Nessuno mi ha mai fatto il nome di Palamara, un nome che ho scoperto più tardi leggendo le cronache dei giornali e che al momento non conoscevo”.
L’HUFFPOST
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