Servono riforme. Non si riparte a passo di bonus
di GIUSEPPE TURANI
A militare davano un consiglio: non farti mai vedere in ozio, piuttosto mettiti a correre avanti e indietro, come se fossi impegnato in chissà quale missione. Il premier Conte non ha l’età e il fisico per mettersi a correre su e giù, però la tecnica è quella: agitare l’aria per dare l’impressione di essere comunque impegnato. L’ultima trovata è che per rilanciare l’economia prima ha proposto una riduzione dell’Iva, poi ha detto “ma solo per un certo periodo”. Una settimana, due, un mese? L’idea, che morirà prima di giovedì o addirittura prima che questo giornale arrivi in edicola, è di una semplicità scolastica: se io abbasso l’Iva, le cose costeranno meno e la gente ne comprerà di più. Ma l’economia ha spesso risvolti perversi: in questo caso quello che accade è che la gente smette di comprare in attesa degli annunciati ribassi (che non ci saranno, comunque). È noto infatti che l’eventuale ribasso dell’Iva viene subito intascato da grossisti e negozianti. Zero per il consumatore. Rilanciare l’economia italiana, che già ansimava prima del covid 19 non è faccenda semplice. Due però sembrano essere le strade da percorrere simultaneamente:
1) Aumentare il grado di concorrenza, comunque e dovunque.
2) Partire tagliando più che si può le imposte sul lavoro.
E anche, finanze pubbliche permettendo, avvio di un massiccio piano
di investimenti pubblici: scuole, argini, strade, ponti, gallerie.
Qualsiasi cosa va bene. Purché ci sia gente al lavoro e del cemento che
si muove.
Meno bene proseguire lungo la deprecabile e ignobile
strada dei bonus: nessuno è mai riuscito a rilanciare alcuna economia
regalando denari alla gente. Se si crede a questo, meglio ricorrere
davvero all’helicopter money, denaro gettato dal cielo sui passanti.
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