Palermo, i boss scarcerati riorganizzano Cosa nostra. Due imprenditori denunciano il racket, 10 arresti

di SALVO PALAZZOLO

I padrini della vecchia guardia tornano in libertà, uno dopo l’altro, hanno scontato la loro pena, e riprendono immediatamente i posti di comando nei clan. A Palermo, l’ultima indagine della procura e dei carabinieri del nucleo Investigativo svela quanto sia ancora forte la pressione di Cosa nostra in determinate zone della città: due scarcerati “eccellenti”, Giulio Caporrimo e Nunzio Serio, puntavano a controllare i cantieri edili della parte ovest di Palermo, la zona di Tommaso Natale. Imponevano il pizzo o si accaparravano i lavori, estromettendo le ditte già presenti. Sono dieci le persone finite in carcere questa notte: l’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca e dal sostituto Amelia Luise ha potuto contare sulla determinazione e sul coraggio di due imprenditori, che non hanno avuto dubbi quando si sono trovati davanti alle pressioni dei boss, hanno denunciato.

Uno era stato già estromesso dal cantiere di ristrutturazione di un appartamento. Un altro lo volevano escludere da alcuni lavori di movimento terra. “Questa operazione dimostra la persistente operatività di Cosa nostra in un’area della città nella quale è storicamente radicata – dice il generale Arturo Guarino, il comandante provinciale dei carabinieri – il controllo del territorio con l’imposizione delle estorsioni resta una modalità criminale importante e perseguita con ostinazione. Ma è incoraggiate registrare ancora una volta segni di reazione di imprenditori che dicono no al pizzo”.

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