C’è una correlazione fra smog e virus? E con il riscaldamento globale? Le risposte in un libro

Prima di cedere alle sirene e trovare acque percorribili per i nostri rancori a lungo frenati, conviene leggere questo libro, a suo modo un’opera difficile da classificare. Non è un saggio scientifico, non vuole esserlo per scelta, eppure ne ha la precisione, contiene una quantità di informazioni mai banali, che consentono di leggere la lotta a questo virus con inedita consapevolezza. Non è un diario di bordo, anche se l’andamento temporale, spalmato sui tre mesi del nostro scontento e della nostra angoscia, restituisce in tutta la sua drammaticità il dramma collettivo che abbiamo attraversato.

I due autori si sono aggrappati entrambi al loro lavoro, a un approccio razionale. Dare un nome alle cose, cercare una spiegazione. Entrambi arrivano alle medesime conclusioni percorrendo strade diverse. Clementi racconta la vita quotidiana a caccia del virus. La sua vittoria parziale, il momento in cui lo ha isolato, coincide con l’inizio dei giorni peggiori per il nostro Paese. E nel farlo spiega tante cose, a cominciare da questo gigantesco «tutto si tiene», la dipendenza dei virus dall’organismo che li ospita, e la loro superiore e suprema capacità di adattarsi a condizioni climatiche a loro più favorevoli. Liotta si prende il compito più difficile, quello di convincere gli scettici, portandoli in acque non sicure, mettendo in discussione ogni pregiudizio. In qualche modo, li sfida. Non lo fa con le opinioni, ma con i fatti, supportata dai dossier e dai numeri dell’Istituto europeo per l’economia e l’ambiente.

Ce lo siamo chiesto tutti, se esiste una correlazione tra lo smog e la letalità dell’infezione, perché tutti abbiamo pensato alle megalopoli cinesi e alla nostra Pianura Padana, tra le aree più inquinate del mondo e più colpite dal virus. Bene, qui c’è la risposta. E la deforestazione, il fatto che ogni anno ci fumiamo un’area di territorio boschivo grande quanto il Belgio, con la conseguente frammentazione di ogni habitat naturale, non rischia forse di sollevare virus come la polvere dal camino? E il riscaldamento globale che fra una trentina d’anni farà sì che ogni città venga spostata mille chilometri più a Sud, Milano come Brindisi, Palermo come Tripoli, lo possiamo davvero liquidare con una alzata di spalle, alla luce di quel che ci è appena accaduto? Non anticipiamo alcun responso, questo è un libro che in ogni capitolo ha una tensione da thriller, e non sempre c’è il lieto fine. Ma agli scettici in servizio permanente si consiglia almeno uno sguardo alla questione dello scioglimento dei poli, e dei virus che ci sono sepolti dentro. L’hanno scritto Liotta&Clementi, ma sembra Stephen King. O la pandemia ci apre gli occhi su quel che sta avvenendo tra la specie umana e il resto del pianeta oppure sarà lei ad assorbire tutte le preoccupazioni e i cambiamenti climatici torneranno in fondo alla lista delle priorità. «La rivolta della natura» non ha certo la pretesa di trovare ad ogni costo un nesso diretto tra Covid-19 e i nostri disastri ambientali. Ma senza puntare il dito, senza dire che ce la siamo cercata, ci mette in guardia. E nel rivivere quel che è appena stato, guarda già oltre. Al nostro futuro prossimo.

CORRIERE.IT

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