Autostrade, le condizioni del governo: “Aspi accetti o è revoca”
di CARMELO LOPAPA
ROMA – Compare per la prima volta l’opzione “revoca” della concessione per Autostrade, nei piani messi nero su bianco dal governo. Ma ha l’effetto della pistola sul tavolo. Perché a Palazzo Chigi lasciano ancora uno spiraglio aperto ad Aspi, pur tra mille oneri e condizioni.
Ieri sera il presidente del Consiglio Conte e la ministra dei Trasporti Paola De Micheli si sono presentati al vertice coi capi delegazione di maggioranza con due progetti alternativi, per chiudere l’infinito caso Autostrade. La prima, tranchant, in linea con i desiderata del Movimento 5 stelle, prevede appunto la chiusura del rapporto con la controllata di Atlantia, società che gestisce le concessioni autostradali. La seconda, una prosecuzione del rapporto condizionata da una serie di oneri rigidissimi. Un vasto piano di investimenti, la riduzione dei pedaggi, un programma serrato di risarcimenti.
Il doppio pacchetto, sul quale Palazzo Chigi intende chiudere in settimana, è stato il frutto di un lungo lavoro di preparazione. Messo a punto infine da Conte e De Micheli con il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri nel corso di un gabinetto ristretto tenuto nel pomeriggio. È un passo avanti formale nella vicenda, a conti fatti il primo dopo anni di polemiche e minacce di disdetta. Conte sarebbe dunque pronto a far valere anche l’ipotesi estrema, ma solo se non dovessero arrivare segnali tangibili di disponibilità a un nuovo corso da parte dei vertici Aspi. Anche perché l’avvocato ha ben presente quali siano i rischi e le ripercussioni di una revoca della concessione, a cominciare dall’inevitabile contenzioso che si aprirebbe. Alla Presidenza del Consiglio si attendono l’apertura a strettissimo giro di un confronto con Autostrade per l’Italia, per illustrare appunto le conclusioni alle quali il governo è giunto. La strada stretta ma ancora percorribile è quella che porterebbe a un ingresso del fondo F2i e di Cassa depositi e prestiti in Autostrade, così da diluire la presenza di Atlantia, facendole perdere di conseguenza il ruolo di socio di maggioranza.
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